"C’è un boom dei prezzi delle materie prime e degli alimentari". E’ stato questo l’allarme lanciato ieri dal governatore di Bankitalia, Mario Draghi, a Washington, in occasione del vertice FMI. Draghi ha parlato di una nuova emergenza del caro-cibo, che farà soffrire tutti, in primis i Paesi più poveri. Le affermazioni del governatore della Banca d’Italia hanno fatto scattare una serie di reazioni.

La Cia-Confederazione italiana agricoltori chiede un futuro con più agricoltura. "La riforma della Pac post 2013, oltre a contenere reali sostegni alle imprese agricole, deve prevedere efficaci misure contro le crisi di mercato, in modo da intervenire immediatamente per fronteggiare la volatilità delle quotazioni delle commodity, le cui impennate rischiano, purtroppo, di portare alle lacrime". Lo ha sostenuto il presidente della Cia, Giuseppe Politi, secondo cui gli effetti di questa escalation di prezzi li stiamo registrando in Italia. I consumi delle famiglie italiane – ha rimarcato Politi – continuano a ristagnare, diminuiscono gli acquisti di carne bovina, di pesce, di pane e pasta, di frutta e verdura; crescono, invece, quelli di pollo, di carne suina, di surgelati, di prodotti di quarta gamma, di olio. Un mutamento dettato soprattutto dai prezzi che costringono i nostri connazionali a precise scelte. E non è un caso che si comprano più promozioni e ci si rivolge a punti vendita dove si risparmia, come i discount".

Secondo la Coldiretti l’andamento delle quotazioni dei prodotti agricoli è sempre più fortemente condizionato dai movimenti di capitale che si spostano con facilità dai mercati finanziari a quelli dei metalli preziosi come l’oro fino alle materie prime come grano, mais e soia dove hanno provocato una insostenibile volatilità dei prezzi che mette a rischio le coltivazioni e l’allevamento in molti Paesi. "Garantire la stabilità dei prezzi in un mercato a domanda rigida come quello alimentare è un obiettivo di interesse pubblico che – continua la Coldiretti – va sostenuto con l’introduzione di interventi di mercato innovativi nell’ambito della riforma di mercato della politica agricola comune".

"L’emergenza alimentare non si risolve con i prezzi bassi all’origine per i produttori perché questi non consentono all’agricoltura di sopravvivere e con la chiusura delle imprese destrutturano il sistema che non è più in grado di riprendersi anche in condizioni positive. Occorre investire nell’agricoltura delle diverse realtà del pianeta, dove servono prima di tutto politiche agricole regionali che sappiano potenziare le produzioni locali con la valorizzazione delle identità territoriali per sfuggire all’omologazione che deprime i prezzi e aumenta la dipendenza dall’estero. Alle agricolture di tutto il mondo – conclude Coldiretti – devono essere garantiti credito e investimenti adeguati se si vuole continuare a sfamare una popolazione che aumenta vertiginosamente, si devono applicare regole chiare per evitare che sul cibo si inneschino speculazioni vergognose, occorre garantire trasparenza e informazione ai consumatori".

"Che le famiglie italiane stiano attraversando una situazione di crisi, purtroppo, è un dato ormai noto – scrivono in una nota Federconsumatori e Adusbef – A dimostrarlo sono non solo i dati sull’andamento sempre più drammatico dei consumi, ma anche quelli sull’indebitamento delle famiglie. Si tratta di una situazione estremamente grave che, alla luce delle nuove tensioni sui prezzi nel settore alimentare rischia di peggiorare ulteriormente".

L’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha infatti calcolato che, se non si pone rimedio all’aumento dei prezzi registrati nel settore alimentare:

  • una famiglia media avrà ricadute pari a 27,66 € al mese, pari a 332 € annui;
  • una famiglia numerosa avrà ricadute di 35,58 € al mese, pari a 427 € annui;
  • una famiglia composta da una coppia anziana avrà ricadute di 28,14 € al mese, pari a 338 € annui.

"Ricadute gravissime ed insostenibili, specialmente per le famiglie a reddito fisso e per gli anziani, che devono vivere con pensioni da fame". Per non parlare dei rincari di altri settori, da quello energetico all’Rc auto. E’ evidente che, di questo passo, non è possibile andare avanti. Per questo bisogna prendere provvedimenti urgenti per:


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  • avviare verifiche e controlli approfonditi per contrastare ogni tipo di speculazione nella determinazione dei prezzi in questo settore fondamentale;
  • incrementare gli spazi di vendita diretta, presso i quali è possibile risparmiare anche il 30% sui prodotti, guadagnando anche dal punto di vista della qualità;
  • operare una razionalizzazione per riequilibrare la distribuzione dei costi di filiera e per eliminare sprechi ed inefficienze;
  • disponendo un sostegno alla domanda di mercato attraverso una detassazione per le famiglie a reddito fisso, lavoratori e pensionati, di almeno 1200 euro annui.

 

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