Europa, arriva la Tobin Tax
Arriva la Tobin Tax europea: la Commissione europea ha presentato una proposta di tassa sulle transazioni finanziarie che, entrando in vigore il 1° gennaio 2014 in tutti i 27 Stati membri, dovrebbe garantire fino a 57 miliardi di euro all’anno. Tale imposta si applicherebbe a tutte le transazioni di strumenti finanziari tra enti finanziari per le quali almeno una controparte della transazione sia stabilita all’interno dell’UE; lo scambio di azioni e obbligazioni sarebbe tassato con un’aliquota dello 0,1%, mentre per i derivati il tasso sarebbe dello 0,01%.
Ad annunciare questa proposta è stato il Presidente della Commissione UE Josè Manuel Barroso nel suo discorso sullo stato dell’Unione Europea di fronte al Parlamento UE in plenaria a Strasburgo. Barroso ha precisato che "serve una tassa unica UE sul risparmio" e presto chiederà al Consiglio un mandato per negoziare un nuovo sistema di fiscalità sul risparmio che rafforzi il mercato unico. Il Presidente della Commissione UE ha parlato anche di eurobond, esprimendo un giudizio positivo che può essere riassunto così: nel momento in cui l’eurozona avrà gli strumenti per garantire integrazione e disciplina, l’emissione di debito comune sarà un passaggio naturale e vantaggioso per tutti.
Un’imposta europea sulle transazioni finanziarie farebbe sì che il settore finanziario dia il giusto contributo per far fronte ai costi della crisi economica, di cui è concausa, in un contesto di risanamento di bilancio negli Stati membri. Il peso delle imponenti misure di salvataggio del settore finanziario a carico del contribuente è stato sopportato dalle amministrazioni pubbliche e in generale dai cittadini europei, mentre il settore finanziario è meno tassato rispetto ad altri. Inoltre un approccio coordinato a livello comunitario contribuirebbe a rafforzare il mercato unico dell’UE. Ad oggi 10 Stati membri hanno già introdotto, seppur in forme diverse, un’imposta sulle transazioni finanziarie. La proposta prevede l’introduzione di nuove aliquote fiscali minime e l’armonizzazione delle relative disposizioni fiscali in seno all’UE. L’imposta contribuirà in tal modo a ridurre le distorsioni della concorrenza nel mercato unico, scoraggerà attività di negoziazione ad alto rischio e integrerà gli interventi di regolamentazione volti a prevenire future crisi. Un’imposta sulle transazioni finanziarie a livello unionale rafforzerebbe la posizione dell’UE in favore della realizzazione di norme comuni per l’introduzione di un’imposta analoga a livello mondiale, in particolare tramite la piattaforma del G20.
Immediate le reazioni all’annuncio. "Finalmente l’Europa si è decisa a delineare un sistema comune di tassazione sulle transazioni finanziarie, come richiedevamo da tempo" commentano Federconsumatori e Adusbef, secondo cui si tratta di un provvedimento quanto mai necessario e dovuto, soprattutto alla luce della grave crisi e delle speculazioni finanziarie che affliggono i mercati. "Proprio in ragione del momento particolarmente delicato che l’Europa e l’intera economia mondiale stanno attraversando, è necessario però anticipare al più presto l’introduzione di questa misura – sostengono Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef – apportando però un’importante e fondamentale modifica: ribaltare le aliquote minime previste dalla direttiva. Portando, cioè, quella per le operazioni sui derivati allo 0,1%, ovviamente in attesa che questi strumenti vengano definitivamente banditi dal mercato, e quella sulle operazioni spot allo 0,01%".
"Queste misure, oltre a produrre entrate per circa 400 miliardi di dollari l’anno, introdurranno una maggiore equità, proprio per questo andrebbero introdotte immediatamente. Nelle transazioni finanziarie, infatti, si annidano spesso le speculazioni e le condotte irresponsabili che ci hanno portato fino a questo punto. È giusto – concludono i Presidenti – che a pagare le ripercussioni della crisi siano coloro che hanno contribuito a determinarla, e non sempre i soliti cittadini".
Per il Codacons era ora che la politica scendesse finalmente in campo per colpire chi, giocando in borsa, guadagna miliardi, mettendo anche a rischio la stabilità finanziaria dell’Europa. Il Codacons chiede, però, che la tassazione delle transazioni finanziarie sia introdotta fin dal 2012 e che il gettito stimato annuo di 55 miliardi sia subito utilizzato per attenuare gli effetti delle manovre di rientro del deficit, che, indipendentemente dalla loro bontà, non potranno che avere effetti recessivi, riprecipitando l’Europa nel tunnel della crisi dalla quale stava faticosamente uscendo. Inoltre è bene che la Commissione Ue abolisca anche le vendite allo scoperto. Consentire di poter cedere un titolo senza nemmeno possederlo realmente, permette a pochi speculatori, senza bisogno che abbiano grandissimi capitali, dato che giocano solo sulle differenze, di influenzare il mercato e trarre lauti profitti.
Intanto Banca Popolare Etica, che domenica 2 ottobre porterà la finanza etica al Festiva di Internazionale a Ferrara, fornisce alcune cifre (tratte dal libro di Luciano Gallino, "Finanzcapitalismo", Einaudi): 30 anni fa le attività finanziarie valevano più o meno quanto il PIL del pianeta; nel 2007 sono quadruplicate, cioè per ogni euro prodotto dal lavoro e dal commercio ne erano in circolazione 4 di debiti, crediti e scommesse finanziarie. Se si considera il sistema finanziario "ombra" il valore diventa pari a 12,6 volte il PIL del mondo. "La politica sembra succube dei mercati finanziari – dice Ugo Biggeri, presidente di banca Popolare Etica ed Etica sgr – Per questo Banca Etica, insieme alle reti europee della finanza etica, chiede ai Governi di uscire da questo stato di sudditanza, a partire da una regolamentazione più stringente, dal contrasto ai paradisi fiscali e dall’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie che argini la speculazione senza danneggiare gli investimenti in economia reale".