Un Paese contro natura e fuori dall’Europa. Così il WWF descrive l’Italia nel Dossier "Radiografia di un paese contronatura e fuori dall’Europa" presentato oggi presso il Centro di Recupero Animali Selvatici della Maremma di Semproniano (Grosseto), alla vigilia della chiusura della stagione venatoria 2006-2007 che vedrà sparare l’ultima cartuccia il prossimo 31 gennaio.

Il rapporto conferisce la maglia nera a 3 regioni: Liguria, Veneto e Toscana per aver approvato proprio negli ultimi mesi norme sulla caccia in palese contrasto con le direttive europee. A conferma della denuncia del WWF il 19 dicembre scorso la Corte di Giustizia ha ordinato all’Italia di sospendere l’applicazione della legge ligure, una procedura eccezionale mai applicata prima che indica il palese e cronico contrasto di molte leggi regionali italiane con le direttive europee in materia di tutela della fauna e degli habitat.

"E’ urgente invertire la rotta di un paese dove la quasi totale maggioranza degli italiani è persino contraria a qualsiasi attività venatoria e ricondurre questa attività a semplice esercizio ricreativo riducendo il suo forte impatto, insieme al bracconaggio, sulla fauna" – ha dichiarato Fulco Pratesi, Presidente del WWF Italia.

Al Parlamento e al Governo il WWF chiede l’approvazione delle norme che applicano la Direttiva Habitat sulla fauna e habitat naturali (anche per evitare pesanti sanzioni dall’Unione Europea) e appoggiare la proposta di legge di modifica dell’art. 842 del Codice Civile che vieterebbe finalmente di cacciare nei terreni privati anche se non recintati. Alle Regioni, l’associazione chiede di rispettare le leggi europee e quelle della natura abbandonando la tentazione di ottenere consensi elettorali in cambio delle concessioni ai cacciatori. "Infine ai cacciatori ‘illuminati’ chiediamo – si legge – che devono uscire allo scoperto appoggiando le richieste delle associazioni e affrontando anche confronti pubblici sui possibili convergenze con amministratori locali e associazioni venatorie".

Un’occasione perduta di entrare in Europa è stata la decadenza del decreto legge che avrebbe finalmente protetto SIC (Siti di Importanza Comunitaria ) e ZPS (Zone di Protezione Speciale ) dalle doppiette. "Il D.L. 251/06 – spiega l’associazione – è nato la scorsa estate per adeguare la legge nazionale sulla caccia proprio alle leggi comunitarie e bloccare le procedure di infrazione in atto contro l’Italia. Purtroppo le Regioni non hanno voluto ‘cogliere’ questa occasione facendo un pesante ostruzionismo in Parlamento che ha portato a far decadere i termini per la conversione del Decreto in legge nazionale. C’è un’ultima chance: l’ultima Legge Finanziaria ha previsto l’emanazione di un decreto del Ministero dell’Ambiente per regolare le attività nelle aree previste dalla direttiva habitat (SIC e ZPS) compresa l’esercizio della caccia. Ci aspettiamo che le Regioni questa volta si assumino le responsabilità attribuite anche dalla Costituzione per tutelare l’ambiente".

In tema di bracconaggio, il rapporto registra un aumento dei ricoveri di animali protetti, soprattutto uccelli rapaci, in coincidenza con la stagione di caccia, è un segnale inconfutabile della grave commistione tra le due realtà. Quest’anno non sono mancati episodi eclatanti di uccisione o ferimento di aquile reali (Biondino-Lecco a gennaio, nel Bergamasco), di una lontra in Basilicata. Aperti ancora i ‘fronti’ più caldi, come le valli bresciane, le lagune del delta del Po nonostante siano all’interno della Rete natura 2000, dell’isola d’Ischia, dello stretto di Messina, delle lagune pugliesi.


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