La bicicletta taglia per prima il traguardo del “Trofeo Tartaruga”, la gara che si è tenuta oggi a Bologna nell’ambito di Treno Verde, la campagna itinerante di Legambiente e Ferrovie dello Stato. Al secondo posto è arrivata l’auto elettrica e al terzo il treno. Un podio sui generis che fotografa una realtà importante: in città ci si sposta più velocemente con mezzi alternativi all’automobile tradizionale. Ed è anche più economico e meno inquinante.
La competizione tra i vari mezzi di trasporto si è svolta su un percorso di 5,5 chilometri da via Scandellara (stazione via Larga della linea Bologna-Portomaggiore) al binario VI Piazzale Ovest della stazione Centrale. Ultimo è arrivato l’autobus che ha tagliato il traguardo dopo 34 minuti, mentre la bici ne ha impiegati appena 18. Dopo 27 minuti, a sorpresa, è arrivata l’automobile elettrica, che rispetto ad un’auto tradizionale ha potuto usufruire di parcheggi dedicati nella zona della stazione.
Il Trofeo Tartaruga è stata l’occasione per discutere anche a Bologna dell’esigenza di una rinnovata politica sul tema della mobilità sostenibile, che non si realizza con le grandi opere, ma con più servizi e trasporti su ferro per i pendolari. Perché anche in Emilia-Romagna l’aumento del prezzo dei biglietti e degli abbonamenti non adeguato ad un aumento del livello dei servizi stanno rendendo sempre più difficile la vita dei pendolari, con effetti rilevanti sulla qualità del servizio e soprattutto con un notevole grado d’incertezza per il futuro.
A Bologna c’è un buon servizio pubblico, ma manca la volontà di fare il passo definitivo verso una mobilità di stampo nord europeo in cui l’auto risulti veramente residuale. I segnali dello scarso interesse su questo fronte, secondo lo screening realizzato da Legambiente sulla città di Bologna, sono diversi: il mancato servizio passante delle linee Vignola-Bologna-Portomaggiore, le scelte sull’utilizzo dei fondi ex Metro, il mancato adeguamento di importanti stazioni – tra cui via Larga, Sant’Orsola, Fiera e Aeroporto – e il bando di gara della Regione che sembra confermare queste mancanze trascurando il servizio ferroviario metropolitano. A questo si accompagnano l’attenzione privilegiata delle amministrazioni verso interventi decisamente costosi ma inutili come il People Mover e il Passante Nord.
Legambiente lancia un appello all’amministrazione comunale di Bologna affinché vengano subito investiti in interventi strutturali di mobilità sostenibile i fondi derivanti dall’abbandono del progetto del Metro. “Bologna ha oggi a disposizione 230 milioni di euro, una liquidità che molto difficilmente sarà possibile avere nei prossimi anni e che permetterebbero un salto di qualità importante del servizio di trasporto pubblico – dichiara Lorenzo Frattini, presidente di Legambiente Emilia-Romagna – Con questa cifra sarebbe possibile effettuare interventi strutturali per spostare così la scelta degli utenti dall’auto al servizio pubblico. Basti pensare che Firenze con una cifra simile ha realizzato una nuova linea di tram da 5000 passeggeri all’ora. Oggi, invece, le previsioni a Bologna sono tutte per un adeguamento dei servizi esistenti (anche nel rifacimento di strade), in un’ottica di gestione. Azioni indubbiamente utili, ma che difficilmente sposteranno in modo significativo i numeri dell’utenza del servizio pubblico. Su questo numero andrà misurata l’efficacia dell’uso di tali fondi: per questo Legambiente chiede all’amministrazione bolognese di fare uno studio dei costi-benefici mettendo sul piatto anche azioni più ambiziose, tra cui il definitivo raddoppio della linea Bologna-Portomaggiore”.


Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!



Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella per confermare l'iscrizione
Privacy Policy

Parliamone ;-)