Verso la Cop26, sfide e opportunità. Si chiudono gli Stati Generali della Green Economy

Verso la Cop26, sfide e opportunità. Si chiudono gli Stati Generali della Green Economy

L’Italia è ancora lontana dalla sostenibilità economica, sociale e ambientale, tuttavia sempre più regioni, provincie e città metropolitane pianificano le loro strategie facendo riferimento all’Agenda 2030 dell’ONU. È quanto emerge dal nuovo Rapporto dell’ASviS “I territori e lo sviluppo sostenibile”.

Secondo l’indagine, infatti, gran parte delle regioni e delle città metropolitane usano l’Agenda 2030 come riferimento concettuale e come strumento pratico per coordinare meglio le politiche settoriali di propria competenza, mentre – osserva l’ASviS – il Governo stenta ancora ad allinearsi a questa impostazione, se non all’interno del Piano Sud 2030.

“Le analisi dell’ASviS mostrano chiaramente che l’Italia non è su un sentiero in linea gli Obiettivi dell’Agenda 2030 e la crisi in atto impatta negativamente su ben nove di essi – commenta il presidente dell’ASviS Pierluigi Stefanini. – Per questo è necessaria e urgente una mobilitazione di tutte le energie sociali, civili, economiche e istituzionali del Paese ed è fondamentale l’impegno dei territori, e delle loro istituzioni”.

Sviluppo sostenibile nelle Regioni

Gli indicatori compositi individuati dall’ASviS mettono in evidenza posizionamento e andamento delle Regioni negli anni 2010-2019 per ogni Obiettivo di sviluppo sostenibile, in relazione al dato nazionale, mentre gli indicatori relativi ai target quantitativi, oltre a misurare la distanza dai singoli obiettivi, ci dicono se, considerate le tenenze osservate negli ultimi anni, essi potranno essere o meno raggiunti.

 

Tendenze stimate sul periodo 2020-2030 per l’Italia rispetto ai target quantitativi dell’Agenda 2030 (Fonte ASviS)
Tendenze stimate sul periodo 2020-2030 per l’Italia rispetto ai target quantitativi dell’Agenda 2030 (Fonte ASviS)

 

In particolare l’ASviS ha osservato che oltre il 90% delle regioni e delle province autonome ha raggiunto o raggiungerà il 25% di superficie agricola utilizzata da coltivazioni biologiche; circa il 70% ridurrà del 25% rispetto al 2013 il tasso di mortalità per le principali cause tra i 30 e i 69 anni; oltre il 60% riuscirà a ridurre al 10% la quota di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione (18-24 anni) e circa il 50% a raggiungere una quota del 32% di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia.

Le tendenze negative

Di contro, oltre due terzi delle regioni e delle province autonome si sta allontanando o non si avvicinerà ai target relativi a: riduzione della quota di fertilizzanti distribuiti in agricoltura (del 20% rispetto al 2018) e del tasso di feriti per incidente stradale del 50% rispetto al 2010; raggiungimento della parità di genere nel tasso di occupazione (20-64 anni) e di una quota dell’80% nell’efficienza delle reti di distribuzione dell’acqua potabile.

Tendenze negative sono state riscontrate anche in merito a: riduzione a 4,2 dell’indice di disuguaglianza del reddito disponibile; aumento del 26% dei posti-km offerti dal trasporto pubblico locale rispetto al 2004; riduzione del 27% dei rifiuti urbani prodotti pro-capite del rispetto al 2003; raggiungimento di una quota del 10% di aree protette marine; azzeramento entro il 2050 dell’incremento annuo di suolo consumato.


Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!



Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella per confermare l'iscrizione
Privacy Policy

Parliamone ;-)