L’Italia è orientata a dire stop al carbone entro il 2025. Ad annunciarlo il Ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. “Indicheremo che l’obiettivo politico è il phase out dal carbone entro il 2025”, ha annunciato Calenda, che insieme al Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha presentato ieri gli esiti della consultazione pubblica sulla nuova Strategia Energetica Nazionale (SEN). Questa dovrebbe essere chiusa entro la prima settimana di novembre. La transizione non punterà però solo sulle fonti rinnovabili: si punterà molto sul gas naturale, che continuerà ad avere un ruolo importante. 

La SEN è stata elaborata su tre temi chiave: aumentare la competitività del Paese allineando i prezzi energetici a quelli europei, migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento e della fornitura, decarbonizzare il sistema energetico in linea con gli obiettivi di lungo termine dell’Accordo di Parigi. L’intenzione di ritirarsi dal carbone a partire dal 2025 è stata accolta con favore dalle associazioni ambientaliste, critiche invece sul ruolo lasciato al gas naturale.

Così Greenpeace “accoglie con favore l’annuncio del ministro Calenda riguardo al phase out del carbone al 2025 per l’Italia. E’ un deciso passo in avanti, quel che andava necessariamente fatto e che ci auguriamo troverà puntuale realizzazione”, dice l’associazione, che auspica “un ritrovato impegno sulle fonti rinnovabili, che ormai da tre anni nel nostro Paese sono in declino. Il mancato apporto del carbone andrà compensato necessariamente con la crescita delle fonti pulite; non con il progetto di un’Italia hub del gas”.

Un primo passo per far sì che l’Accordo di Parigi possa diventare una realtà nel nostro Paese e non solo una promessa”: è quanto afferma il WWF davanti all’orientamento annunciato da Calenda e Galletti dell’inserimento nel testo finale della Strategia Energetica Nazionale dello stop al carbone entro il 2025 e dell’obiettivo di innalzare l’obiettivo di approvvigionamento con le energie rinnovabili entro il 2030.

Il WWF non condivide, invece, la scelta di puntare molto sul gas, piuttosto che direttamente sulle rinnovabili, perché “non sono due fonti energetiche equivalenti: il gas è un combustibile fossile, anche se meno sporco del carbone. Il buonsenso – dice la sigla – impone di non caricarsi di infrastrutture che ostacolano la decarbonizzazione e di non concedere sussidi ai veicoli a gas, una tecnologia usata prevalentemente solo in Italia e che deve far posto in pochi anni alle auto elettriche”. La scelta dell’Italia di uscire dal carbone, prosegue il WWF, potrà avere un’influenza positiva sugli altri Stati Ue, insieme al percorso avviato in tal senso da altri paesi quali Francia (stop entro il 2025), Belgio (stop già nel 2016), Finlandia, Portogallo, Irlanda, Austria, Svezia e Danimarca (2025) e Olanda (2030). Anche la Gran Bretagna, prima e dopo la consultazione sulla Brexit, ha confermato la volontà di uscire entro il 2025.


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