Si è tenuta oggi a Venezia la Conferenza internazionale delle Regioni Adriatiche e Ioniche dal titolo Salvaguardia delle coste delle Regioni del Mare Mediterraneo dall’estrazione di idrocarburi in mare. Dall’incontro, al quale ha partecipato anche Legambiente, è emersa la necessità che il nostro Paese esca dal petrolio e dalle fonti fossili per arrivare a un sistema energetico basato su risparmio, efficienza e produzione di energia da fonti rinnovabili”.Contrariamente a quanto previsto dalla Strategia energetica nazionale in discussione in queste settimane, che riapre con forza la strada alla ricerca e l’estrazione di idrocarburi in Italia, ponendo per il contributo dell’estrazione dal mare e da terra un obiettivo di crescita dal 7 al 14% del fabbisogno energetico, la Conferenza ha ribadito l’impegno a opporsi con ogni atto necessario alla ricerca e all’estrazione di idrocarburi liquidi nel mar Adriatico e più in generale nel Mediterraneo.
Tuttavia il mare italiano potrebbe ritrovarsi con 70 nuove piattaforme di estrazione di petrolio, che si sommerebbero alle 9 già attive per un totale di 29.700 kmq di mare a causa  della falla aperta nella rete di protezione delle coste italiane dai rischi di incidente da estrazione petrolifera dall’articolo 35 del decreto Sviluppo (decreto legge n.83 del 22 giugno 2012). Un provvedimento che da una parte aumenta a 12 migliala fascia di divieto ma solo per le nuove richieste di estrazione di petrolio in mare e dall’altra fa ripartire tutti i procedimenti autorizzatori per la prospezione, ricerca ed estrazione di petrolio che erano stati bloccati dal dlgs 128/2010, approvato dopo l’incidente alla piattaforma Deepwater Horizon nel golfo del Messico nell’aprile del 2010.


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