Fa molto discutere l’intervista rilasciata ieri dal presidente della Regione Puglia Nichi Vendola alla Gazzetta del Mezzogiorno, nella quale il governatore chiede di fatto di contenere lo sviluppo di eolico e fotovoltaico nella Regione. La Puglia, dice Vendola, “non può più pagare in bolletta incentivi e investimenti sulla rete” e l’idea prospettata è quella di fare “un tentativo per sollecitare il governo a un intervento-calmiere”.
L’Europa ci chiede di produrre il 20% di energia pulita entro il 2020. La Puglia ha doppiato l’obiettivo 8 anni prima del termine, con enormi costi per il proprio territorio. Adesso però serve un elemento di rottura”, afferma Vendola nell’intervista. Analizzando lo sviluppo di eolico e fotovoltaico, prosegue: “In questi anni la Puglia ha provato, a più riprese, e sempre invano, a porre il tema di una regolamentazione utile non solo per la difesa del paesaggio ma anche per la tutela di insediamenti produttivi di qualità. Abbiamo provato con la moratoria dell’eolico che ci è stata bocciata dalla Corte Costituzionale, abbiamo fatto una legge di regolamentazione e poi un regolamento: tutti e tre ci sono stati bocciati per la stessa ragione, cioè che non abbiamo competenze, nonostante per tre volte avessimo provato a supplire alla vacanza legislativa dello Stato”.
Prosegue Vendola: “Noi abbiamo creduto nelle rinnovabili, abbiamo investito energia politica e di gestione. È accaduto tuttavia che questo investimento, giocato su un terreno drogato dagli incentivi e sottratto alla capacità regolativa della Regione, abbia determinato una spinta molto più potente rispetto a quanto potevamo immaginare. È giusto, oggi, constatare con amarezza che le politiche di incentivazione e i ritardi regolatori che permangono tuttora hanno lasciato esposti proprio i territori più generosi verso le rinnovabili. […] Oggi la Puglia ha il primato di produzione italiana sia nell’eolico che nel fotovoltaico, ma questo primato determina enormi costi di infra-strutturazione, che ricadono sulla tariffa elettrica, e impatti territoriali notevolissimi”.
La posizione espressa dal Governatore ha suscitato critiche nel mondo ambientalista. Oggi è intervenuta anche Green Italia, che attraverso i portavoce Annalisa Corrado e Oliviero Alotto commenta: “Chiudere la porta alle rinnovabili, rinunciando a governarne uno  sviluppo equilibrato e sostenibile per i territori, equivale  necessariamente a spalancare un portone a trivellazioni, potenziamento della raffinazione, ritorno al carbone in maniera massiccia”.
“Gli obiettivi al 2020, di cui parla Vendola, sono parziali – continuano gli esponenti di Green Italia – oggi si discute di target al 2030 e tanto i partiti e i movimenti ambientalisti quanto gli imprenditori e le industrie più vive e lungimiranti di tutta Europa si pongono l’obiettivo di arrivare al 100% di rinnovabili entro il 2050 (e si strutturano in tal senso). Se è vero che la Puglia ha dato il suo contributo al momento sulla parte elettrica, è altrettanto vero che i Paesi che hanno adottato più avanzate strategie energetico/industriali sono andati ben oltre e  hanno programmato percorsi per arrivare a rendere progressivamente  marginali i contributi fossili, fino a vederli sparire del tutto.”
“Con la totale sparizione del conto energia per il fotovoltaico e la drastica battuta d’arresto per il grande eolico (dovuta all’introduzione del sistema dei registri e delle aste), per altro, gli attuali sistemi di incentivazione rendono di fatto impossibile la realizzazione di nuove mega-centrali fotovoltaiche e eoliche. Risulta quindi incomprensibile – dicono Corrado e Alotto – la richiesta di Vendola di un ‘calmiere’, addirittura di una ‘revisione degli obiettivi”! Una posizione come quella di Vendola, che in passato si era meritoriamente  esposto come paladino delle rinnovabili, rischia di indebolire ancora  di più l’atteggiamento di un governo che per ora non sembra  consapevole dell’importanza di un ‘green new deal’ per  portare l’Italia fuori dalla crisi e avviarla saldamente sulla via di  uno sviluppo duraturo e sostenibile”.
L’associazione ricorda inoltre come la Puglia ospiti sul suo territorio il polo industriale di Brindisi, fra i più grandi e inquinanti d’Europa: “Chi ha cuore salute dei cittadini e il loro futuro si dovrebbe piuttosto occupare  di quel polo piuttosto che proporre arcaici tetti alle rinnovabili. È fortemente necessario chiudere la porta alla speculazione, al saccheggio del territorio, al consumo selvaggio di suolo di pregio, – concludono i rappresentanti di Green Italia –  ma alle rinnovabili no. La porta va chiusa ai furbetti e spalancata a chi le rinnovabili sa  farle bene, valorizzando risorse e risolvendo problemi del  territorio, anche investendo sull’adeguamento di una obsoleta rete elettrica. Perché il futuro o sarà rinnovabile o, semplicemente, non sarà”.


Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!



Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella per confermare l'iscrizione
Privacy Policy

Parliamone ;-)