
Rinnovabili, un futuro senza nucleare è possibile
Nel giorno del quattordicesimo anniversario dell’incidente nella centrale nucleare di Fukushima, sulla costa est del Giappone, Network 100% Rinnovabili ha presentato questa mattina il Rapporto “Elementi per un’Italia 100% rinnovabile” che, con ricerche e dati tecnici, descrive lo stato della transizione energetica, e stimola un cambiamento nei vettori energetici.
Un sistema elettrico italiano completamente decarbonizzato e che punta verso le rinnovabili entro il 2040 è una prospettiva fattibile. Sia dal punto di vista tecnico che da quello economico.
Nel giorno del quattordicesimo anniversario dell’incidente nella centrale nucleare di Fukushima, sulla costa est del Giappone, Network 100% Rinnovabili ha presentato questa mattina il Rapporto “Elementi per un’Italia 100% rinnovabile” che, con ricerche e dati tecnici, descrive lo stato della transizione energetica, e stimola un cambiamento nei vettori energetici.
Le due fonti da privilegiare, secondo l’organizzazione, sono solare ed eolico, da integrare fra loro in modo da utilizzare in sinergia la diversa produzione stagionale.
5 motivi per cui il nucleare non può essere la soluzione
Nel corso dell’incontro sono emerse anche cinque questioni cruciali contro il ritorno alle centrali nucleari in Italia:
- il declino di questa tecnologia: dopo il picco, circa il 17% della produzione elettrica mondiale, raggiunto al termine del secolo scorso, è iniziato un trend discendente, che ha portato il contributo del nucleare a calare fino al 9,2% nel 2022;
- i costi molto elevati
- i tempi di costruzione lunghissimi, come dimostrano le esperienze di Flamanville in Francia, Olkiluoto in Finlandia e Hinkley Point in Gran Bretagna;
- le centrali nucleari a fissione dell’uranio generano isotopi altamente radioattivi, con tempi di dimezzamento della radioattività che, per il plutonio, arrivano a 24 mila anni, generano quindi combustibile esaurito, scorie e rifiuti nucleari pericolosi, difficili e costosi da gestire;
- l’Italia non dispone né di uranio né di impianti di arricchimento e produzione del combustibile nucleare che è costoso e andrebbe importato, probabilmente dalla Russia che detiene il 38% della capacità globale di conversione dell’uranio e il 46% della capacità di arricchimento.
Cosa prevede il piano per le rinnovabili
Il punto di partenza è l’inversione di paradigma generata dallo sviluppo delle tecnologie rinnovabili. E dal crollo dei prezzi dell’elettricità pulita. Il rapporto ricorda che l’elettricità da solare ed eolico risulta oggi tre volte più conveniente dei combustibili fossili, se si considerano i costi esterni legati ad emissioni climalteranti e impatti sanitari.
Secondo tassello, che definisce il perimetro della strategia per decarbonizzare il sistema energetico italiano: più integrazione settoriale. È necessario abbracciare il superamento della tradizionale separazione tra settori elettrico, termico e trasporti, una innovazione di portata sistemica.
Il terzo tassello consiste nello sfruttare appieno il binomio solare-eolico. Puntando sulla loro complementarietà stagionale, che permette di ottimizzare il fabbisogno nazionale di accumuli per compensare l’intermittenza di sole e vento.
L’appello online
Riporta l’appello pubblicato sul sito di 100% Rinnovabili Network: «In Italia, come in altri Paesi, le rinnovabili sono in grado di soddisfare il 100 per cento del fabbisogno di energia, sia attuale, sia dei prossimi anni, utilizzando in modo integrato le diverse fonti, adeguando e gestendo in modo intelligente le reti, governando la domanda e migliorando l’efficienza e il risparmio energetico, investendo in sistemi di accumulo, inclusi quelli in fase di sviluppo, di breve e di lunga durata». Con la questione aperta del consumo di suolo dovuto all’installazione degli impianti.
«È possibile, più ecologico ed economicamente conveniente decarbonizzare l’elettricità puntando solo sulle rinnovabili, come sta facendo la maggioranza dei Paesi europei».
La recente sentenza
Il Rapporto, infatti, arriva a pochi giorni dalla sentenza del Consiglio di Stato che ha bocciato il parco eolico autorizzato sul Monte Amiata, nell’Appennino toscano, tra Maremma, val d’Orcia e val di Paglia. I giudici hanno accolto il ricorso di Italia Nostra e la sentenza cita anche le criticità riportate dalla Soprintendenza per l’impatto paesaggistico dovuto all’impianto in quell’ambiente.
