In Italia, la quantità di Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (i cosiddetti RAEE) raccolti e riciclati è in aumento, ma per merito di poche aree geografiche. Nel 2015, infatti, solo in 49 province la situazione appare in miglioramento rispetto agli anni precedenti, mentre in altre 40 la raccolta è ancora al di sotto dei 4 kg per abitante (target in vigore fino al 31 dicembre 2015). A dirlo sono i dati raccolti dall’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva che ha preso in considerazione le rilevazioni pe il 2015 del Centro di Coordinamento RAEE. In base ad essi, si evidenzia come, negli ultimi mesi, in diverse città italiane sia esploso il problema dei rifiuti ingombranti e da apparecchiature elettriche ed elettroniche.

Solo 4 province superano non solo il target 2015 ma addirittura quello fissato per il 2016, che prevede per l’Italia una raccolta pro-capite pari a circa 7,5 kg per abitante: Olbia–Tempio (10,23 kg), Como (10), Aosta (8,24) e Sassari (7,92). In altre 3 province la situazione è rimasta stabile, mentre in ben 58 province è addirittura peggiorata rispetto a cinque anni fa: senza un deciso cambio di passo, appare irrealistica per il nostro Paese la possibilità di raggiungere l’obiettivo di circa 10 kg per abitante stabilito dalla Comunità Europea per il 2019.

La più alta media pro-capite si riscontra nelle regioni del Nord: Valle d’Aosta, Trentino e Friuli; in forte ritardo, invece, il Sud con Campania, Sicilia e Puglia.

rifiutiPer spiegare ai cittadini cosa sono i RAEE e quale sia il modo migliore per smaltirli, Ecodom (il principale Consorzio operante in Italia nella gestione dei RAEE) e Cittadinanzattiva hanno realizzato una guida dal titolo: “Rifiuti elettrici ed elettronici: come fare?”, che sarà distribuita in 10.000 copie presso tutte le sedi locali di Cittadinanzattiva (una per regione) e sarà disponibile on line, tramite i social network e i siti di Cittadinanzattiva  e  di Ecodom.

Questa iniziativa ha una valenza educativa molto importante”, commenta Giorgio Arienti, Direttore Generale di Ecodom. “La quantità di RAEE che ogni cittadino italiano ‘produce’ (cioè butta via) ogni anno è impressionante: quasi 13 kg a testa, che in totale fanno circa 800.000 tonnellate all’anno. L’obiettivo di questa guida è spiegare per quali motivi i RAEE devono essere oggetto di una raccolta differenziata, esattamente come già facciamo per la plastica, la carta, il vetro. Da un lato, perché i RAEE contengono sostanze inquinanti, che devono essere estratte con tecnologie appropriate e correttamente smaltite; dall’altro, perché questi rifiuti possono davvero rappresentare un’importante miniera di materie prime da riutilizzare: da quelle più comuni come il ferro, l’alluminio, la plastica, il rame, fino a quelle più preziose o strategiche, come l’oro, il palladio, il cobalto, la grafite. Ricavare queste materie prime dai RAEE, inoltre, richiede meno energia e ha un impatto ambientale inferiore rispetto all’estrazione delle stesse dalle miniere”.

Confrontando i dati pro-capite sui RAEE con la presenza e distribuzione dei centri di raccolta nelle varie regioni italiane, si evidenzia una situazione variegata. Ci sono realtà in cui, a parità di rapporto tra centri di raccolta e popolazione di riferimento, le performance di raccolta pro-capite sono diametralmente opposte.

Nella gestione dei rifiuti, è la solita Italia a più velocità: vale per le tariffe come per i RAEE”, dichiara Tina Napoli, responsabile delle politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva. “Se da un lato c’è da esser fiduciosi in quanto in Italia nei primi nove mesi dell’anno sta continuando ad aumentare la raccolta differenziata dei RAEE – registrando un +14% – dall’altro c’è da preoccuparsi e non poco in quanto il trend nel 2015 peggiora in ben 58 province rispetto ai dati 2011. A far la differenza, la capacità degli amministratori di implementare nei territori politiche nazionali ed obiettivi europei, gli investimenti in infrastrutture dedicate, a partire da una più capillare presenza di specifici centri di raccolta, ma anche la capacità di fare rete tra i vari soggetti della filiera direttamente interessati – produttori, distributori, consorzi, etc. – con le amministrazioni pubbliche e la società civile organizzata”.


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