Il ricorso dell’Italia sul superamento dei valori limite della qualità dell’aria di alcune zone del Paese è stato respinto dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. “La Repubblica italiana – si legge nella sentenza della Corte – avendo omesso di provvedere, per gli anni 2006 e 2007, affinché le concentrazioni di PM10 nell’aria ambiente non superassero, nelle 55 zone e agglomerati italiani i valori limite fissati dall’articolo 5 della direttiva 1999/30/CE è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza di tale disposizione. Il ricorso è respinto quanto al resto (per il 2005 e il periodo successivo al 2007)”.
L’Italia aveva presentato alla Commissione Europea alcune relazioni sul rispetto dei valori limite di PM10 per gli anni 2005- 2007. La Commissione aveva rilevato il superamento dei valori limite per un lungo periodo ed  in numerose zone e, nel 2009, aveva inviato all’Italia una lettera di diffida che indicava 55 zone e agglomerati italiani nei quali i limiti giornalieri e/o annui erano stati superati nel 2006 e 2007.
Il nostro Paese faceva valere di aver elaborato una strategia nazionale, che doveva tradursi in un insieme di misure legislative e regolamentari, su scala nazionale, nonché in linee guida per i settori di attività maggiormente responsabili delle emissioni di PM10, ma non informava la Commissione della loro adozione.
Nella sentenza pubblicata ieri, la Corte constata che la verifica delle relazioni annuali presentate dall’Italia per gli anni 2005-2007 ha mostrato che i valori limite erano stati superati in diverse zone e agglomerati italiani. La Corte deduce quindi che l’inadempimento degli obblighi si estende comunque sul periodo degli anni 2006 e 2007 e riguarda 55 zone e agglomerati italiani. Di conseguenza, il ricorso viene respinto.


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