Parlamento europeo: verso una pesca più sostenibile
La commissione Pesca del Parlamento europeo ha approvato un’importante relazione sulla riforma della politica della pesca comune che mira a proteggere gli stock ittici e a rilanciare l’intero settore oggi in crisi. Gli eurodeputati hanno approvato importanti misure come nuovi limiti alla quantità di pesce che può essere pescato, piani pluriennali (MAP) per ripristinare gli stock ittici, lotta al fenomeno dei rigetti in mare, una maggiore regionalizzazione nella gestione del settore, regole per i pescherecci europei anche in acque extra-europee e lotta contro la pesca illegale, non regolamentata e non dichiarata.
Overfishing nel Mediterraneo e Atlantico. Secondo dati della Commissione europea, nel Mar Mediterraneo e nell’oceano Atlantico, si pesca rispettivamente l’80 e il 47 per cento in più di quanto si dovrebbe. Questo fenomeno detto “overfishing” causa la penuria di stock ittici, con conseguenti squilibri nell’ecosistema marino, e la conseguente crisi del settore stesso della pesca, specie per i piccoli e medi pescatori.
Il voto della commissione parlamentare Pesca arriva dopo 18 mesi di negoziati e prevede le seguenti novità:
Rendimento massimo sostenibile entro il 2020. Si tratta del limite massimo che può essere pescato annualmente senza che vengano compromessi gli stessi stock ittici che vengono invece lascianti al massimo livello di riproduttività. I deputati hanno deciso che almeno fino al 2020 gli stock ittici siano preservati ad un livello sufficiente per garantire questo rendimento massimo sostenibile.
Piani pluriennali (MAP) da attuarsi entro 4 anni. Per raggiungere gli obiettivi prefissati, è stato scelto un approccio a lungo termine (invece che il sistema di oggi che attribuisce delle quote di pescabile valevoli su base annuale) con dei piani precisi basati su dati scientifici in merito alla popolazione e riproduzione dei pesci nei mari che gli Stati membri saranno obbligati a raccogliere e rendere pubblici. Alla spesa per la raccolta di questi dati dovrà contribuire anche l’industria della pesca.
Basta overfishing. Si tratta del fenomeno, oggi frequente, che vede i pescherecci gettare in mare il surplus di pesce pescato rispetto a quanto concesso. Stime della Commissione europea attestano questo fenomeno a circa un quarto di tutta la pesca europea. Gli eurodeputati propongono che sia obbligatorio portare a terra tutto il pesce pescato a partire dal 2014. I controlli restano a carico dei Paesi membri.
Niente più fondi a chi sgarra. I fondi europei di sostegno al settore saranno congelati sia nei confronti dei pescatori che dei Paesi membri che non raggiungeranno gli obiettivi prefissati dalla legislazione europea.
Altre misure di sostegno agli stock ittici. La ripresa degli stock sarà raggiunta anche integrando maggiormente le varie legislazioni ambientali dei 27 Paesi Ue che grazie a delle aree dette di “recupero” dove, ad esempio, l’attività della pesca sarà limitata.
“Soddisfatta ma non è ancora finita”. La relatrice per il Parlamento europeo, l’eurodeputata tedesca socialista Ulrike Rodust, si è detta soddisfatta di aver “superato questo ostacolo” e “fiduciosa che l’Aula appoggerà il testo in sessione plenaria”. Dopo questo passaggio “inizieranno le difficili negoziazioni con il Consiglio” (in rappresentanza dei Paesi Ue, nda) per arrivare a una posizione comune sulla pesca.
Accolto l’appello dei sindaci italiani. Nei giorni scorsi, i sindaci di alcuni paesi di località marittime avevano firmato un appello per richiamare l’attenzione degli eurodeputati su questo importante voto in nome del sostegno al settore della pesca locale. Tra i sindaci firmatari troviamo: Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa e Linosa (Ag), Stefano Pisani, sindaco di Pollica (Sa), Nicola Cristaldi, sindaco di Mazara del Vallo (Tp), insieme hanno lanciato un appello per la riforma della Politica comune della pesca al quale hanno già aderito Michele Taccone, sindaco di Portopalo di Capo Passero (Sr), Angelo Riccardi, sindaco di Manfredonia, Lucio Antinoro, sindaco di Favignana (Tp), Secondo Squizzato, sindaco di Cetara (Sa), Antonio Romano, sindaco di Camerota (Sa), Giosuè Starita, sindaco di Torre Annunziata (Na).
“Battuta la tradizione di sfruttare al massimo le risorse marine”. Soddisfatto del voto anche Xavier Pastor, Direttore esecutivo di Oceana: “Oggi i cittadini europei hanno battuto la tradizione dei governi nazionali di sovra sfruttare il patrimonio ittico comune che causa la sua distruzione in nome di interessi senza lungimiranza e che anzi stanno causando il declino di tutto il settore e tante difficoltà per le comunità che vivono di esso”.
“Tappa fondamentale per una vera riforma della pesca europea”. Anche Roberto Ferrigno, Coordinatore WWF per la Pesca, si è complimentato per l’esito del voto. “E’ una vittoria per lo straordinario gruppo di deputati che hanno fortemente voluto questo cambiamento. La Commissione Pesca del Parlamento Europeo ha dimostrato con questo i voto che il Parlamento Europeo ascolta i pareri scientifici e vuole realmente ricostituire gli stock ittici”. Il WWF a livello europeo segue da mesi la riforma della pesca con l’iniziativa online “Impediamo la bancarotta degli oceani” che ha prodotto 30.000 email inviate ai parlamentari europei e ben 150.000 firme raccolte su una petizione per una riforma ambiziosa e radicale.
Prossimi passi. Adesso la relazione approvata in commissione pesca sarà votata dall’intero Parlamento europeo nei primi tre mesi del 2013. Successivamente inizieranno i negoziati con i Ministri della Pesca nel Consiglio Europeo.
@AlessioPisano
Penso potrebbero essere utili gli allevamenti di pesci che potrebbero rappresentare una riconversione del lavoro dei pescatori salvando il patrimonio ittico selvatico e istruire i consumatori sull’uso maggiore dei prodotti di allevamento
Necessario comunque modificare in modo più ecologico la postura dei pesci allevati.