Nel mondo ci sono 23.928 specie minacciate di estinzione su 82.954. In Italia, sulle 672 specie di vertebrati valutate, 161 sono a rischio di essere perse per sempre.

I recenti dati pubblicati dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) dimostrano che il nostro Paese sperimenta un incremento di temperatura superiore a quello medio mondiale, il che comporta un possibile aggravamento dei fenomeni locali estremi, della siccità, della desertificazione e della dislocazione della biodiversità. In questo quadro, la disponibilità di acqua costituisce una priorità che non può ammettere deroghe e rinvii: la carenza di acqua è una seria minaccia per la salute pubblica e la continuità di settori produttivi essenziali quali il sistema agro-alimentare.

La siccità dell’estate 2017 non è un fenomeno casuale e transitorio, ma è probabile che si verificherà con maggior frequenza e con effetti ancora più severi nell’immediato futuro.

L’Obiettivo 15 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite si preoccupa quindi di “Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno, e fermare la perdita di diversità biologica”, ma sui diversi target che compongono il Goal l’Italia è in forte ritardo.

La piena attuazione delle previsioni della Strategia Nazionale per la Biodiversità 2011-2020 potrebbe ancora consentire il rispetto dei target con scadenza al 2020, ma ciò richiede una forte accelerazione delle politiche programmate e una stringente coerenza con tutte le politiche che incidono e influenzano la gestione del territorio e della biodiversità.

A conferma della scarsa importanza attribuita a questi temi dalla politica si segnala che ancora non si è concluso l’iter di approvazione della Legge sul consumo di suolo (Ddl As 2383), la quale tocca trasversalmente diversi Target del Goal 15 come il Target 15.3 “Entro il 2030, combattere la desertificazione, ripristinare i terreni degradati ed il suolo, compresi i terreni colpiti da desertificazione, siccità e inondazioni, e sforzarsi di realizzare un mondo senza degrado del terreno” e il 15.5 “Adottare misure urgenti e significative per ridurre il degrado degli habitat naturali, arrestare la perdita di biodiversità e, entro il 2020, proteggere e prevenire l’estinzione delle specie minacciate”, anche se, nell’attuale formulazione, non ne garantirebbe il conseguimento.

Al consumo di suolo si aggiungono fenomeni, come quelli avvenuti nel corso dell’estate appena conclusa, di siccità e incendi che dipendono dagli effetti dei cambiamenti climatici e da un’inadeguata capacità preventiva e gestionale da parte delle istituzioni a diversi livelli. Il fenomeno degli incendi, nelle prime quantificazioni, risulta in forte aumento rispetto al precedente anno 2016. Dal Dossier incendi 2017 di Legambiente dalla metà di giugno 2017 al 12 luglio 2017 “sono andati in fumo ben 26.024 ettari di superfici boschive, pari al 93,8% del totale della superficie bruciata per dolo o colpa in tutto il 2016”.

Importanti criticità legate alla corretta preservazione della biodiversità (tutelata dal Target 15.5), una delle basi fondamentali del nostro capitale naturale, sono presenti nella legge di modifica della “Legge Quadro” sulle aree protette, ancora in discussione al Senato. La proposta di modifica prevede l’esclusione dallo status di aree protette, considera la possibilità di finanziare il parco con attività estranee agli obiettivi di conservazione, quali le concessioni per la produzione energetica e attività estrattive in aree contigue al parco, la non necessaria preparazione scientifica specifica in tema di conservazione della natura per ricoprire il ruolo di Direttore del Parco.

ASviS (Alleanza Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile) nel suo Rapporto 2017 propone che il Governo adotti urgentemente una roadmap basata anche sulle raccomandazioni contenute nel Rapporto sul Capitale Naturale, che assicuri la coerenza delle politiche settoriali attraverso: la definizione di una procedura di valutazione ex-ante di sostenibilità alla luce dell’Agenda 2030 del Documento di Economia e Finanza (Def) e del Piano Nazionale di Riforma (Pnr); l’integrazione del capitale naturale nelle vigenti procedure di valutazione preventiva di piani, programmi e progetti, verificando la loro compatibilità con il conseguimento dei singoli Target dell’Agenda 2030; la formalizzazione di un piano per la fuoriuscita dagli incentivi dannosi per l’ambiente e la riforma della fiscalità ambientale; il rafforzamento delle competenze della pubblica amministrazione con riferimento alla gestione del capitale naturale e dei servizi ecosistemici, attraverso la predisposizione e l’adozione di Linee guida per la quantificazione preventiva degli impatti e dei danni attesi, nonché dei benefici derivanti da interventi di ripristino, gestione e valorizzazione ambientale.

Va poi definito un piano specifico per combattere la desertificazione, ripristinare i terreni degradati e sforzarsi di evitare futuri degradi, come richiesto dalla Convenzione per la lotta alla desertificazione.

 

Notizia pubblicata il 20/10/2017 ore 11.57


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