Obiettivo Sostenibilità. Nelle città italiane ancora forte il disagio abitativo
Nel 2015, quattro miliardi di persone vivevano nelle città, il 54% della popolazione mondiale, mentre si prevede che entro il 2030 saranno in totale cinque miliardi le persone che risiederanno in agglomerati urbani. La proporzione di cittadini che vive negli slum è passata dal 39% del 2000 al 30% del 2014. Nonostante un relativo miglioramento, questo numero continua a crescere in termini assoluti, in parte a causa del fenomeno di urbanizzazione, dell’incremento generale della popolazione e della mancanza di politiche abitative.
Risulta quindi facilmente comprensibile perché l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile abbia incluso tra gli obiettivi da raggiungere anche quello di “rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili” (Goal 11). Mobilità urbana, uso sostenibile del suolo, economia circolare e qualità dell’aria sono solo alcune delle sfide che ruotano intorno alla pianificazione delle aree urbane.
Mentre sul piano internazionale diversi sono stati gli sforzi e i richiami a questi temi, tra cui si segnala il “Pact of Amsterdam. Urban Agenda for the EU”, la conferenza Habitat III dell’Onu a Quito, terminata con la “New urban Agenda” e la pubblicazione del Cultural and Creative Cities Monitor 2017 da parte del Joint Research Centre della Commissione Ue, l’Italia ha elaborato il Programma operativo nazionale “città metropolitane 2014 – 2020”, cui afferiscono 892,9 milioni di euro. Inoltre, il Governo ha firmato i “Patti per il Sud” con Napoli, Bari, Reggio Calabria, Messina, Catania, Palermo e Cagliari, il “contratto Istituzionale di sviluppo” con Taranto e accordi con Milano, Firenze, Genova e Venezia.
A supporto di questi interventi, ASviS (Alleanza Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile) e Urban@it hanno messo a punto il documento “L’Agenda per lo sviluppo urbano sostenibile. Obiettivi e proposte” che contiene gli obiettivi che le aree urbane devono raggiungere per attuare la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile e le politiche necessarie.
Nell’analisi della realtà delle politiche abitative e della rigenerazione urbana (Target 11.1), nel 2015, l’11,3% della popolazione italiana soffriva a causa di un grave disagio abitativo nelle aree più densamente popolate, contro una media Ue del 5,2%. L’Italia si collocava così al terz’ultimo posto, prima di Ungheria e Lituania, con un aumento del disagio rispetto al 2013, mentre la media europea rimaneva stabile.
Nel 2017 è stato approvato il finanziamento di 2,1 miliardi di euro per i 120 progetti del bando del “Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza nelle periferie” destinato ai comuni capoluogo e alle città metropolitane, a cui si sommano i 78,5 milioni di euro del bando dell’anno precedente. È stato altresì approvato di recente il “Piano di azione nazionale per incrementare gli edifici ad energia quasi zero”, resi obbligatori da una Direttiva UE a partire dal 1 gennaio 2019.
La situazione della mobilità urbana (Target 11.2) non è cambiata rispetto al 2016: la popolazione, anche quella urbana, ha difficoltà di accesso al servizio pubblico e l’auto e la moto prevalgono ancora di gran lunga come mezzi di spostamento prioritari. Per contribuire a raggiungere i traguardi europei al 2030 e al 2050 l’obiettivo intermedio per le aree urbane è di ridurre almeno del 50% il riparto modale tra l’auto e le altre forme di mobilità entro il 2020.
Venendo all’uso sostenibile del suolo e soluzioni basate sui processi naturali (Target 11.3, 11.4 e 11.7), i dati sulla copertura di suolo artificiale nel 2015, Italia 6,9%, Ue 4,4%, confermano la perdurante tendenza ad un eccessivo consumo di suolo. La spesa complessiva per la protezione della biodiversità e del paesaggio anche nel 2015 è stata dello 0,2% del Pil, maggiore dello 0,1% medio europeo.
Inclusa nel Target 11.6, l’organizzazione e l’efficacia della raccolta differenziata dei rifiuti nei comuni capoluoghi di provincia ha registrato un significativo miglioramento, passando dal 45,2% del 2014 al 47,5% del 2015, anche se la loro produzione, 486 kg pro capite, è ancora maggiore della media Ue di 476 kg pro capite.
Tuttavia, nel 2017, la Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte per l’infrazione alla direttiva del 1999, che prevedeva entro il 2009 la chiusura o l’adeguamento alle nuove norme europee delle discariche attive nel 2001. A tutt’oggi 44 discariche non sono ancora in regola.
I dati sulla qualità dell’aria confermano l’eccessiva esposizione degli abitanti delle aree più popolate a concentrazioni eccessive di polveri sottili Pm 2,5 e Pm 10. Gli obiettivi per le aree urbane sono il rispetto entro il 2025 dei limiti per il PM 10 e del limite stabilito dall’Oms per il particolato sottile, PM 2,5, di 10 μg/m3, più restrittivo di quello europeo. Il 9 giugno scorso è stato sottoscritto il nuovo accordo sulla qualità dell’aria fra le Regioni del bacino padano ed il Ministero dell’Ambiente.
Tra le proposte elaborate dall’ASviS per tentare di trasformare le sfide offerte dai contesti urbani in opportunità: una netta transizione digitale, con lo sviluppo delle smart city per l’attuazione della Strategia per la crescita digitale 2014–2020 e per la Banda ultralarga; la rigenerazione delle città e la sicurezza del territorio, mettendo in relazione il progetto “Casa Italia” con una Strategia per la rigenerazione urbana fondata su interventi sociali e culturali sulle periferie, zone maggiormente vulnerabili; politiche abitative, anche con un adeguato rifinanziamento della Legge n. 80 del 2014 (Piano casa); politiche di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio; un piano per la mobilità volto all’eliminazione dell’uso delle auto alimentate con i carburanti tradizionali e la riduzione drastica del numero delle vittime su strada.
Notizia pubblicata il 16/10/2017 ore 10.17