No fonti fossili, Legambiente: Governo sia coerente con Accordo di Parigi
Continua senza sosta in tutto il mondo (Italia compresa) la corsa all’oro nero, ma anche al carbone e al gas naturale, continua senza sosta a discapito dell’ambiente. Un quadro preoccupante che Legambiente torna a denunciare in occasione della giornata di mobilitazione internazionale contro le fonti fossili, che si è svolta ieri 26 luglio.
Nel 2017, l’industria delle fonti fossili, stando agli ultimi dati diffusi dall’Agenzia Internazionale per l’Energia (Iea), ha visto salire gli investimenti per la prima volta dal 2014, a 790 miliardi di dollari, contro i 318 miliardi per le rinnovabili.
Legambiente punta il dito contro Eni, la più grande azienda italiana quotata in borsa e controllata dallo Stato Italiano, attiva in ben 71 Paesi di tutto il Mondo, (28 in Europa, 15 in Africa, 21 in Asia e Oceania, 7 in America) dove continua a trivellare per estrarre petrolio e gas impiegando complessivamente 35mila lavoratori.
Nel 2017 la produzione complessiva è stata pari a 1.816 barili/giorno (+3,2% rispetto al 2016), la più alta mai registrata dalla compagnia, e per il 2018 è prevista un’ulteriore crescita del 4%. Solo nell’ultimo anno il portafoglio esplorativo è aumentato di oltre 97.000 kmq di nuove superfici, distribuite tra Kazakistan, Oman, Cipro, Costa d’Avorio, Marocco e Messico. Gli investimenti complessivi sono stati pari a 442 milioni di euro, di cui 83 milioni di euro in Ricerca & Sviluppo per il settore Esplorazione & Produzione, in aumento rispetto ai 62 del 2016.
Numeri e dati che Legambiente ha raccolto nel report “Enemy of the planet: Perché Eni ci riguarda e rischia di diventare sempre più nemico del pianeta”. Il più grande gruppo industriale e energetico italiano ha fino ad oggi installato nella Penisola solo 1 MW di solare fotovoltaico, ossia meno di quanto hanno fatto sui loro tetti i cittadini di oltre 2mila comuni o di quanto è stato installato, da diverse amministrazioni comunali, sui tetti degli edifici scolastici/pubblici come ad esempio a Bologna con 18,4 MW.
“Oggi Eni appare tutta proiettata verso un futuro di espansione delle estrazioni di petrolio e gas, con molti annunci e poche azioni concrete di investimento nelle fonti pulite”, dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. “Noi pensiamo che questa strada sia sbagliata e chiediamo al Governo italiano di essere coerente con gli impegni sottoscritti a livello internazionale, indirizzando le scelte di Eni”.
“Lanciamo un appello al ministro dello sviluppo economico, Luigi Di Maio, affinché, dopo l’importante spinta data per un ambizioso pacchetto europeo su energia e clima, vengano bloccati i progetti di estrazione di petrolio e gas e cancellati tutti i sussidi ancora oggi garantiti alle fonti fossili”.
Legambiente ricorda che nei prossimi anni l’Italia, l’Europa e il Mondo dovranno ridurre i consumi di petrolio e gas. Con l’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi sul Clima è stato fissato un chiaro impegno internazionale per contenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli pre-industriali, e quella dell’uscita dalle fossili è una condizione non più negoziabile.
Questa prospettiva è quanto mai urgente da percorrere, perché già sono evidenti gli effetti dei cambiamenti climatici in tante aree del Pianeta, ma soprattutto desiderabile perché un modello energetico incentrato su efficienza e rinnovabili è l’unico in grado di favorire uno sviluppo davvero distribuito e democratico. Per questo nelle scorse settimane Legambiente ha anche lanciato la petizione su change.org “No Oil” stop alle fonti fossili e ha ribadito l’importanza di un cambio di rotta della politica nazionale per avviare anche in Italia il processo di decarbonizzazione puntando sempre di più sulle energie rinnovabili.