La rivoluzione della mobilità a emissioni zero è già in atto. Elettrica, multimodale, condivisa. È una mobilità a emissioni zero, che riduce lo smog e affronta la sfida del cambiamento climatico. E dunque: sempre più persone decidono di spostarsi in città con mezzi non inquinanti, in bicicletta o e-bike, con i mezzi pubblici a trazione elettrica, compresi i treni urbani o anche a piedi. E nel caso di Milano questi spostamenti rappresentano ormai più del 50% del totale. A dirlo è il rapporto “Le città elettriche”, fatto da Legambiente in collaborazione con MotusE (associazione per la mobilità elettrica) e presentato questa mattina a ExpoMove, la fiera sulla mobilità elettrica e sostenibile in corso alla Fortezza da Basso di Firenze.

Lo studio mette sotto analisi la mobilità di 104 capoluoghi di provincia e l’accessibilità degli spostamenti elettrici, a piedi, in bici, a zero emissioni. “Sicuramente a farla da padrona in Italia è ancora una mobilità inquinata, congestionata, poco sostenibile, ma c’è una rivoluzione ormai in atto e con una crescita esponenziale”, dice Legambiente, perché le grandi città riescono ora a consentire spostamenti non inquinanti ai cittadini.

Lo studio riesce a “stimare e definire l’accessibilità, da parte dei cittadini a questi servizi, come la quota degli spostamenti con il mezzo pubblico o con servizi di sharing mobility. A Bologna ad esempio l’accessibilità raggiunge il 40% e gli spostamenti a zero emissioni (elettrici, bici, a piedi) rappresentano il 39%. A Torino a fronte di un’accessibilità (Tpl + bici +sharing) del 27% gli spostamenti zero emissioni sono il 40%; a Napoli i numeri evidenziano un 50% di movimenti che già avvengono con mezzi non inquinanti con un’accessibilità pari al 34%. Ancora, a Genova il 39% degli spostamenti è zero emissioni (accessibilità 36%); a Firenze il 17% (accessibilità 26%) e a Roma il 20% (accessibilità 27%)”.

Commenta il vicepresidente nazionale Legambiente Edoardo Zanchini: “Dobbiamo convincerci del fatto che uscire dall’inquinamento che contraddistingue i nostri centri urbani è possibile e al contempo possiamo riappropriarci di piazze e strade, rendendo più vivibili e sicure le nostre città. Le storie e i numeri che raccontiamo nel nostro rapporto ci dicono che sono tanti i segnali positivi, con una disponibilità crescente dei cittadini a spostarsi con mezzi non inquinanti. Per dare il via a questa rivoluzione, però, servono scelte coraggiose e di sistema, politiche nazionale che fino ad oggi sono mancate perché non si può lasciare tutto alla buona volontà dei sindaci. Occorre dirottare le risorse economiche, destinate ieri come oggi a strade e autostrade, verso gli investimenti per le aree urbane, per rilanciare la ‘cura del ferro’ del trasporto pubblico e potenziare il trasporto ferroviario per offrire un’alternativa ai pendolari”.

Nelle città si usano modalità diverse anche per compiere lo stesso viaggio, aggiunge il responsabile mobilità sostenibile Legambiente Andrea Poggio: “La mobilità a zero emissioni, se demandata alla sola mobilità privata, con i pochi modelli proposti di auto e moto elettriche, tutti ancora piuttosto cari o poco competitivi, non ha i numeri oggi neppure per farsi vedere. La vera differenza la fa ovviamente ancora il mezzo pubblico, ma sarebbe un errore se si considerasse sufficiente. Il mezzo pubblico elettrico fa la differenza soprattutto se in città si va in bicicletta e ci sono servizi di sharing mobility. Insieme sono vincenti”.

La rivoluzione della mobilità elettrica è rappresentata anche dalla crescita delle infrastrutture dedicate alla ricarica. Sono 5507 in tutta Italia le colonnine per le auto e 2684 per le due ruote. Nel dettaglio, dallo scorso anno a oggi si è passati da 2.368 a 5.507 prese disponibili omologate per automobili e ricariche veloci (> 11 kW) in tutta Italia, e da 1.885 a 2.684 prese di ricarica per due ruote e ricariche lente (< 11 kW). Ancora una volta però l’Italia viaggia a due velocità, con colonnine più presenti in Lombardia, in Trentino Alto Adige, in Toscana e Veneto e una rarità in altre regioni. In Lombardia ad esempio c’è il maggior numero di prese per automobili: sono 1134, più che raddoppiate rispetto allo scorso anno, mentre sono 499 quelle per le due ruote. Basilicata e Molise, invece, chiudono la classifica: per la prima regione appena 27 prese per auto e 7 per le due ruote, mentre nell’altra 8 prese per auto e 5 per due ruote.

 

Notizia pubblicata il 10/04/2019 ore 16.08


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