Ogni anno nel Po finiscono quasi due tonnellate e mezzo di farmaci, un terzo dei quali provenienti dai residui milanesi. Fra questi, medicinali e ormoni naturali e sintetici, droghe, disinfettanti e sostanze chimiche usate per i cosmetici. Questo il risultato cui è giunta una ricerca svolta dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche ‘Mario Negri’, co-finanziata dalla Fondazione Cariplo e condotto dall’Istituto diretto da Silvio Garattini, in collaborazione con la società Metropolitana Milanese, che gestisce a Milano il Servizio idrico integrato. La ricerca ha studiato i contaminanti definiti ‘emergenti’ sia nelle acque sotterranee (fra cui quelle potabili), sia in quelle superficiali, come i fiumi, nella Provincia di Milano. Si tratta di sostanze molto varie, in genere prodotte dalle attività umane, industriali, agricole, che contaminano acque superficiali e profonde.
Come spiegano dall’Istituto, il progetto ha controllato le acque di prima, seconda e terza falda, le acque a monte e a valle dei tre depuratori milanesi e quelle dei fiumi sia in ingresso che in uscita da Milano. “Milano ha tre falde freatiche, a diverse profondità: una superficiale, con profondità fino a circa 30 metri, che a causa di un elevato livello di inquinamento non viene più sfruttata per produrre acqua potabile – spiegano dall’Istituto – Vi sono poi una seconda da 30 a 100 metri di profondità circa e una terza da 100 a 200 metri e oltre, da cui l’acqua viene prelevata e, dopo potabilizzazione, viene immessa in rete e arriva ai rubinetti di casa”.
I contaminanti ricercati sono sostanze di diverso tipo, quali farmaci e ormoni naturali e sintetici, droghe d’abuso e sostanze correlate, disinfettanti, prodotti per la cura della persona, ovvero sostanze chimiche impiegate per deodoranti, creme e cosmetici, composti perfluorurati, elasticizzanti e contaminanti di origine antropica quali caffeina e nicotina.
Il Lambro, in particolare, dopo aver attraversato il territorio milanese e fino allo sbocco nel Po presenta un altissimo carico inquinante a cui si aggiungono i cosiddetti ‘contaminanti emergenti’. È stato calcolato per i farmaci “un carico di circa 1 kg al giorno già presente nelle acque dei fiumi in entrata a Milano, cui si aggiungono circa 2,7 kg residuanti  nelle acque depurate dei tre depuratori cittadini e altri 2,8 kg che sono presumibilmente riversati nelle acque del reticolo fluviale al di fuori della città di Milano o direttamente nel Lambro, soprattutto nella zona sud della Provincia del capoluogo lombardo”. Risultato: “Su base annua si tratta complessivamente di quasi 2,5 tonn. di farmaci che finiscono nel Po, un terzo di quali attribuibili ai residui milanesi”.
Secondo la ricerca, l’acqua del rubinetto è potabile ma aumentano i contaminanti emergenti presenti nei fiumi. Sostiene Ettore Zuccato, Capo del Laboratorio di Tossicologia della Nutrizione dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche ‘Mario Negri’: “I risultati della ricerca escludono qualsiasi rischio in relazione alla qualità e alla sicurezza delle acque potabili sulla base dei parametri fissati dalla legge. La ricerca ha, tuttavia evidenziato che tra le diverse falde si cominciano a vedere delle connessioni, probabilmente dovute anche ai diversi interventi dell’uomo nel sottosuolo, che favoriscono il passaggio anche dei ‘contaminanti emergenti’, la cui dimensione in superficie è in rilevante crescita. Mettere a punto strategie di protezione permetterà di prevenire i problemi, anziché doverli affrontare in eventuali situazioni di contaminazione diffusa”.


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