Come rendere la propria alimentazione più sostenibile? Lo scopriamo insieme al Movimento Difesa del Cittadino che, nell’ambito del progetto europeo Ecolife, campagna di comunicazione sugli stili di vita sostenibili coordinata da Legambiente e cofinanziata dalla Commissione Ue, ha analizzato il fenomeno e messo a punto una serie di consigli per i consumatori.
MDC ha sviluppato la campagna on air: su Radio Latte e Miele ogni martedì va in onda una pillola di consigli per rendere la propria vita quotidiana più green. E nella puntata di ieri si è affrontato proprio il tema del consumo di carne e del suo impatto ambientale. Clicca qui per ascoltare il podcast!
Secondo il report “L’atlante della carne 2014″ redatto dalla fondazione ambientalista tedesca Heinrich Böll e dall’associazione Friends of the Earth, ogni anno si macellano 58 miliardi di polli e se ne consumano 106 milioni di tonnellate. Seguono le anatre (2,8 miliardi), i maiali ( 1,3 miliardi), i tacchini (649 miliardi), le pecore (517 miliardi), le capre (430 miliardi) e i bovini (296 miliardi). solo la Cina dal 1963 ha decuplicato i suoi consumi, mentre l’India, da sempre associata ad uno stile di vita vegetariano per i suoi principi religiosi, si sta piazzando ai primi posti in classifica per l’esportazione di carne bovina. Con questi valori vale la pena porsi la domanda di quanto sia sostenibile il nostro consumo di carne.
In Italia, nel 2014, i consumatori hanno utilizzato in media a testa (considerate anche le parti di scarto degli animali) 37,3 kg di suino (salumi compresi), circa 20 kg di bovino, 19 kg di pollame (fonte: Assocarni).
L’alto prezzo in termini inquinamento è particolarmente alto per i ruminanti (bovini in special modo) le cui elevate emissioni, soprattutto di metano, sono determinate da:
– i processi digestivi dovuti alle caratteristiche intestinali degli animali;
– la gestione del letame;
– la quantità e qualità del mangime somministrato (pensiamo all’impatto della produzione e il trasporto dei mangimi e al relativo uso di fertilizzanti per le produzioni intensive degli stessi).
Il metano originato dal processo digestivo e prodotto dalle flatulenze e dalle deiezioni degli animali allevati rappresenta il fattore principale, contribuendo per il 55% del totale delle emissioni prodotte nel settore zootecnico. Le feci degli animali allevati sono inoltre ricche di azoto, fosforo, metalli pesanti e contaminanti biologici di natura batterica e virale che devono essere smaltiti e sono responsabili di inquinamento idrico.
Secondo la Fao allo stato attuale, non esistono alternative tecnicamente o economicamente fattibili alla produzione intensiva per realizzare l’offerta di prodotti alimentari zootecnici necessaria a soddisfare i bisogni in espansione. Ma tali sistemi sono fonte di preoccupazione sia per il loro impatto ambientale, come l’inquinamento delle falde acquifere e l’emissione di gas serra, sia in quanto potenziali incubatori di malattie Vi sarebbero sono tre modi di farlo, afferma la FAO: ridurre il livello di inquinamento prodotto dagli scarti e dai gas serra; ridurre la quantità di acqua e cereali necessaria a produrre ogni dato ammontare di proteine animali; e riciclare i sotto-prodotti agro-industriali tra le popolazioni di bestiame.
Guardiamo qualche numero sulle diverse preparazioni a base di carne (maiale, pollame e manzo) che hanno emissioni molto differenti: 3,2 chilogrammi di anidride carbonica equivalente (kg co2e) per 1 kg di carne di pollo, 4,6 kg co2e per il maiale e ben 68 kg co2e per il filetto di manzo.
Queste differenze sono dovute sia ai metabolismi digestivi degli animali sia alla quantità di cibo necessaria a far crescere di 1 kg l’animale: se per far aumentare di 1 kg un vitello servono 13 kg di mangime, per un pollo ne bastano 3. il settore zootecnico ha anche elevati consumi idrici che fanno si che la produzione di 1 kg di carne di manzo richieda oltre 16 mila litri di acqua. Lo stesso quantitativo di patate richiede “solo” 900 litri di acqua.
Quel che noi consumatori possiamo fare è ridurre il consumo di carne. Se non si vuole rinunciare alla carne, si può almeno di ridurre il numero di volte in cui la si mangia a settimana e le porzioni, consumando quei prodotti che veramente piacciono e di cui non si può fare e meno e sostituendo il resto con altre fonti proteiche, come per esempio le uova.
Se si sostituisse una portata di carne di manzo a settimana con verdura dell’orto si potrebbero risparmiare in un anno circa 156 euro ed evitare l’immissione in atmosfera di 530 Kg CO2 equivalenti.
Ricordiamo che Ecolife è l’iniziativa, partita ad ottobre 2013 con durata triennale, che rientra nel programma di co-finanziamento LIFE+ Informazione e Comunicazione dell’Unione Europea. È frutto delle idee e del lavoro di cinque soggetti provenienti da mondi contigui quali l’ambiente, la consulenza tecnico scientifica, l’informazione e il supporto ai cittadini: Legambiente, AzzeroCO2, Deep Blue, ACLI e Movimento Difesa del Cittadino.
Per saperne di più sul progetto visitate il sito www.ecolifestyles.eu! Sul portale potrete trovare anche la Local Community a voi più vicina, veri e propri sportelli dove chiedere informazioni sul progetto e partecipare ad attività sul territorio!
Segui la campagna su Facebook e Twitter con l’hashatg #EcolifeIlconsumatoresostenibile


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