In 4 anni i danni da maltempo ammontano a 8 miliardi ma sono stati stanziati per la ricostruzione solo 740 milioni di euro. A questi costi si aggiungono le vittime, solo ieri 12 in Sicilia. Secondo Federcontribuenti nel 70% dei comuni italiani ”occorrono immediati piani di bonifica e manutenzione delle aree verdi e del letto dei fiumi gravemente inquinati e intasati da detriti sepolti da decenni. 8 milioni di cittadini sono quotidianamente esposti al pericolo di frane, esondazioni, inondazioni e crolli. 40 mila persone risultano ancora sfollate da precedenti dissesti. Questa Italia va rifondata fin dalle radici”.

Conte promette subito un miliardo per i dissesti causati dall’ondata di maltempo e Salvini promette 40 miliardi per la messa in sicurezza dei territori – si legge in una nota della organizzazione A settembre il Ministero dell’Ambiente decideva di stanziare fondi statali per opere contro il dissesto idrogeologico per venti milioni di euro assegnati solo a 4 regioni: Campania, Lazio, Umbria, Sicilia. Circa 660 mila euro a Regione. Da ottobre 2017 a marzo 2018 stanziati 60 milioni di euro per la messa in sicurezza dei territori. Come sono stati spesi?, si chiede Federcontribuenti.

Intanto il Codacons annuncia una nuova class action pubblica – ai sensi del D.Lgs. 20/12/2009, n. 198 – contro Protezione civile e Governo, finalizzata ad ottenere la messa in sicurezza del territorio e il risarcimento dei danni ambientali subiti dal paese.
L’associazione già dal 2010 ha avviato una serie di iniziative legali contro il rischio idrogeologico in Italia e l’assenza di interventi da parte delle istituzioni.

“Se fossero state accolte le nostre richieste, i decessi registrati nelle ultime ore in Sicilia e in altre zone del paese senza dubbio si sarebbero potuti evitare, così come gli ingenti danni ambientali – spiega il Presidente Carlo Rienzi – Nel 2010 avevamo infatti diffidato la Protezione Civile a fornire tutti gli atti relativi alla predisposizione dei Piani di Assetto idrogeologici (Pai) e delle conseguenti misure finalizzate al contenimento del rischio idrogeologico in alcune aree a forte rischio, e gli atti autorizzativi la costruzione di edifici su bacini, corsi d’acqua e falde acquifere. Una richiesta rifiutata sia dalla Protezione civile, sia dal Tar Lazio cui il Codacons si rivolse, che ritennero non necessario rendere pubblici tali documenti”.

“Oggi piangiamo la morte di cittadini sorpresi in Sicilia dalla furia del maltempo all’interno di case abusive costruite sugli argini dei fiumi, ma se otto anni fa fossero state accolte le nostre richieste le stesse case sarebbe state individuate, abbattute o messe in sicurezza” – prosegue Rienzi.

Per tale motivo il Codacons chiederà alla magistratura l’incriminazione per concorso in strage e disastro colposo di tutti i funzionari pubblici che si opposero ai ricorsi presentati dall’associazione tra il 2010 e il 2014 per la messa in sicurezza delle aree a rischio, e depositerà una formale class action contro la P.A. per costringere lo Stato Italiano a proteggere il nostro territorio attraverso lo stanziamento di fondi per la bonifica urgente delle zone soggette a dissesto idrogeologico.

Sul sito www.codacons.it l’associazione pubblicherà oggi integralmente le diffide e i ricorsi presentati dal 2010 ad oggi e che avrebbero potuto salvare decine di vite umane.


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