101 storie, spaziando dai piccoli comuni alle città metropolitane, per raccontare scelte e comportamenti ecosostenibili. Legambiente presenta il primo Rapporto nazionale sulla green society dal titolo Alla scoperta della green society edito da Edizioni Ambiente. Negli ultimi anni si sta assistendo a una crescita progressiva di tutti gli indicatori economici e sociali che attestano una maturazione da parte dei cittadini di una “coscienza green”. Lo si vede in più ambiti. Per esempio nella diffusione delle energie rinnovabili: in 10 anni si è passati dal 15% al 34,3% dei consumi elettrici coperti dalle rinnovabili. Nella raccolta differenziata e nella diffusione del riuso, con la crescita costante dei comuni “rifiuti free”, ovvero quei comuni che, oltre a essere sopra la soglia del 65% di raccolta differenziata, producono meno di 75 chilogrammi annui per abitante di rifiuto secco indifferenziato. Comportamenti virtuosi anche in agricoltura dove cresce la produzione del biologico: dal 2010 al 2015 sono cresciute del 69% le attività di ristorazione che utilizzano prodotti biologici; e nei consumi alimentari, dove si sta diffondendo non solo una grande attenzione per la qualità del cibo, ma anche una forte sensibilità contro gli sprechi. È questa l’Italia della green society, disponibile a muoversi, produrre, spostarsi, consumare in maniera più equa, sostenibile e giusta.

“Dal Rapporto emerge un’effervescenza sociale che sfugge alle statistiche, diffusa e carsica, ma portatrice di innovazione – spiega Vittorio Cogliati Dezza, curatore del volume Alla scoperta della green society e membro della segreteria nazionale di Legambiente – che si fonda sulla voglia di impegnarsi con il volontariato nel proprio territorio per un problema concreto e per il bene comune. Una mappa dell’innovazione sociale caratterizzata dalla contaminazione tra culture e obiettivi diversi, dove l’impegno ambientale e sociale si intrecciano con l’obiettivo di produrre cambiamento, in una nuova dimensione comunitaria, che esprime bisogni e domande di consumo diversi, e che è portatrice di una novità fondamentale, forse rivoluzionaria: è la domanda di nuovi stili di vita a creare mercato. Ci sono bisogni e desideri emergenti che creano mercati e consumi. È la voglia di riscoprire la bicicletta che ha creato i progetti di piste ciclabili, il desiderio di liberarsi del traffico che crea i presupposti per il car sharing, e così per i gruppi di acquisto, la diffusione dell’economia del riuso o il recupero degli scarti alimentari”.

Le 101 storie di green society raccontate da Legambiente sono organizzate secondo parole chiave riferite al tema principale che le caratterizza. Ci sono gli orti sociali di via Padova a Milano, dove si coltiva insieme e si divide quanto si produce, con il duplice obiettivo della fruizione dell’orto e della riqualificazione di un’area abbandonata e degradata. C’è Non scado, a Ragusa, un circuito virtuoso per il recupero dei prodotti agricoli da parte dei migranti ospiti del Cara e poi ridistribuiti alle famiglie povere del territorio tramite la Caritas. C’è l’esperienza di Muvt, “muoviti”, a Tufara in Molise, un’associazione nata nel 2013 da quattro ragazzi, che è riuscita a coinvolgere tutta la popolazione in iniziative di riqualificazione degli spazi pubblici abbandonati. Oppure il Comitato parco Giovannipoli alla Garbatella a Roma, che si dedica alla manutenzione del Parco delle catacombe di Commodilla, lasciato a se stesso dall’amministrazione comunale nonostante la presenza di catacombe e resti di mura romane; il risultato ottenuto dai volontari del Comitato è tale che nel giro di un anno il Comune gli assegna la custodia del parco. C’è la storia di Ostana, piccolo comune montano cuneese che, fino a 25 anni fa, come tanti altri sull’arco alpino, sembrava destinato a un lento e inesorabile spopolamento e che invece grazie al recupero delle abitazioni, allo sviluppo di un’agricoltura biologica e all’offerta di un turismo pertinente e rispettoso dei luoghi è riuscito a rispondere con successo all’abbandono facendo un balzo in avanti demografico da 5 a più di 40 abitanti. Il patto della farina interessa, invece, i comuni del medio Friuli e i distretti di economia solidale di Gorizia e di Udine, per migliorare e garantire la filiera del pane. Nughedu Welcome è un progetto rurale di sostenibilità economica e ambientale, nato come risposta alla crisi demografica delle aree interne sarde: grazie al supporto dell’amministrazione comunale Nughedu Santa Vittoria ha messo su un sistema di accoglienza diffusa sotto un unico brand, rigorosamente custode della tradizione locale, ed è diventato un punto di riferimento per il cibo e le produzioni a chilometro zero compreso l’abbattimento della produzione di CO2. Tutte storie di processi di innovazione sociale molto articolati, da mettere sotto la lente di ingrandimento per costruire un pensiero collettivo, un nuovo discorso pubblico che mira a dare diritto di parola alla green society.

La presentazione del primo Rapporto nazionale sulla Green society è stato anche l’occasione per sottoscrivere un accordo finalizzato all’avvio di iniziative e attività di green society e green economy per la valorizzazione, il recupero e il riuso del patrimonio immobiliare pubblico. Il patto è stato condiviso tra Roberto Reggi, direttore dell’Agenzia del Demanio e Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente. Con la sottoscrizione del protocollo si è formalizzata una collaborazione, già avviata negli ultimi mesi, per promuovere lo sviluppo sostenibile, la difesa e la salvaguardia del paesaggio e la valorizzazione delle aree protette e, in più, per contribuire allo sviluppo delle iniziative a rete che l’Agenzia sta strutturando e promuovendo per la valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico, a partire dal progetto a rete Cammini e Percorsi. Queste iniziative comuni potranno interessare sia terreni per favorire la produzione di energia da fonti rinnovabili, l’ecoturismo, le filiere delle produzioni agroalimentari e l’artigianato locale, sia aree urbane per lo sviluppo di un’economia circolare, la riqualificazione ambientale di zone abbandonate nonché l’aggregazione e la coesione sociale.

“La sostenibilità ambientale ed economica presuppone uno sforzo collettivo e condiviso che parta da una sensibilità nuova verso ogni attività messa in campo – dichiara Roberto Reggi – Lavorare fianco a fianco con le istituzioni e le associazioni è un dovere verso la comunità: le nostre città sono piene di immobili che aspettano nuove funzioni grazie a percorsi di rigenerazione e riqualificazione. Questi edifici sono una risorsa reale e possono costituire una risposta a domande di riuso e rifunzionalizzazione”.

 

di Marianna Castelluccio


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