Ultimo compleanno per il protocollo di Kyoto, con un occhio agli obiettivi da raggiungere e lo sguardo su un futuro che sembra incerto, dopo la Conferenza di Durban che ha previsto di iniziare i negoziati per un nuovo trattato globale a partire dal 2015. Le associazioni ambientaliste ribadiscono la forza dell’economia verde: secondo uno studio cui ha preso parte il WWF, se l’Europa investisse nella green economy potrebbe creare più posti di lavoro con meno soldi. Per l’Italia, sarebbe un modo per uscire dalla crisi e investire nel futuro.
Secondo il WWF, in Europa “finanziando con un miliardo di euro infrastrutture sostenibili e programmi ambientali in agricoltura si possono creare 29mila posti di lavoro. Con un investimento più mirato della stessa cifra, i  posti di lavori diventerebbero circa 52.700, nel settore delle energie rinnovabili, o 25.900 nei settori del risparmio energetico (soprattutto in quello edilizio). E’ questa la vera ricetta per uscire dalla crisi ed offrire un lavoro stabile anche per molti giovani”.
Così l’associazione ambientalista accompagna la presentazione dello studio, lanciato ieri in occasione dell’odierno “compleanno” del Protocollo di Kyoto,  “Investire sul futuro: Più posti di lavoro con un bilancio dell’Unione Europea più verde”, curato insieme con altre ONG ambientaliste internazionali. Il report evidenzia il potenziale occupazione nella green economy nel prossimo bilancio 2014- 2020 dell’UE e, contemporaneamente, l’assenza di una valutazione degli investimenti fatti finora dall’Unione Europea: nonostante la spesa di circa mille miliardi nel suo ultimo bilancio (2007-2013), l’UE non ha mai intrapreso un lavoro di analisi costi-benefici. Anche a livello degli Stati membri l’impatto sull’occupazione non è considerato, sostengono gli ambientalisti. Nello studio vengono riportate le stime degli investimenti e dei rispettivi posti di lavori creati, confrontando il bilancio UE 2007-2013 con quello 2014-2020 e mostrando come con investimenti inferiori,  e mirati, nei settori della green economy si ottengono, in proporzione, più posti di lavoro.
Un budget “verde” nel quadriennio 2014-2020, con il 14% del bilancio totale dell’Unione europea – un investimento di 14,75 miliardi di euro – permetterebbe di creare o mantenere più di mezzo milione di posti di lavoro in quattro diversi settori – Energie Rinnovabili, gestione dei siti Natura 2000, Efficienza Energetica negli edifici e Trasporti Sostenibili. Commenta Mariagrazia Midulla, responsabile Policy Clima ed Energia del WWF Italia: “I politici devono rendersi conto che, integrando gli investimenti verdi nel prossimo bilancio UE,  possiamo creare più posti di lavoro e raggiungere anche i nostri obiettivi strategici. In questo periodo di austerità, i cittadini chiedono che ogni centesimo con cui essi contribuiscono al bilancio dell’UE, frutti di più per l’Europa. Il bilancio attuale sta sostenendo attività contrarie ai nostri obiettivi di politica ambientale. Dov’è la logica in tutto questo?”.
Rispetto agli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto, i dati preliminari  dell’Agenzia europea dell’ambiente dicono che l’Italia è a quota -4,8% di Co2, sull’obiettivo fissato da Kyoto del -6,5%, rispetto ai livelli del 1990 previsto dal Protocollo.
E in occasione dell’anniversario, LifeGate traccia un bilancio del progetto Impatto Zero®, iniziativa per l’attuazione volontaria del protocollo di Kyoto: coinvolge attualmente 1.000 aziende, 380 milioni di prodotti per un controvalore economico di oltre 3 miliardi di euro, per un totale di 65 milioni di mq di foreste tutelate e 134.000 tonnellate di anidride carbonica compensata. Attraverso questo progetto è possibile valutare e ridurre le emissioni di CO2 generate da qualsiasi prodotto o attività e infine compensare le emissioni inevitabili attraverso il sistema dei carbon credit, ossia contribuendo a progetti di efficienza energetica o alla creazione e tutela di foreste in crescita. “Il risultato più importante – spiega Simone Molteni, Direttore scientifico di LifeGate – è la diffusione di consapevolezza sui cambiamenti climatici. Oltre ad aver sensibilizzato le aziende, la presenza del marchio Impatto Zero® sui prodotti ha invitato per 380 milioni di volte i consumatori a ricordare che dietro ad ogni nostra azione esiste un impatto ambientale e che ognuno di noi può contribuire a ridurlo.”


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