La nostra Penisola rappresenta uno dei Paesi europei a maggiore pericolosita’ sismica. E’ quanto emerge dall’Annuario dei dati ambientali realizzato dall’Ispra e presentato questa mattina secondo cui, nel corso dell’ultimo anno, sono stati oltre 2000 gli eventi sismici che hanno scosso tutta la nostra Penisola, in particolar modo Abruzzo, Calabria e Sicilia. Il margine tirrenico della Calabria e la Sicialia rappresentano le due zone dove si sono verificati i piu’ forti terremoti storici italiani, alcuni dei quali hanno raggiunto magnitudo maggiori di 7 (Calabria, Sicilia orientale e arco appenninico centro-meridionale). L’intera catena appenninica e le Alpi orientali sono state invece interessate da scosse intorno a magnitudo 6,5.Le frane, invece, colpiscono con maggiore frequenza Liguria, Calabria e Sicilia: cla collaborazione di regioni e province autonome, nel corso degli anni l’Ispra ha censito oltre 486mila frane che hanno interessato un’area di oltre 20.700 chilometri quadrati, pari al 6,9% del territorio nazionale. I comuni italiani interessati da frane sono 5.708, pari al 70,5% del totale, e 2.940 sono stati classificati con livello di attenzione molto elevato.
Quanto al consumo di suolo, a livello sono stati ormai superati i 100 ettari al giorno e la superficie impermeabilizzata copre piu’ del 6% dell’intero territorio nazionale. I valori piu’ elevati si registrano in Lombardia, Veneto e Campania con concentrazioni maggiori in corrispondenza delle aree urbane e lungo i principali assi stradali. Il fenomeno assume proporzioni piu’ ampie nelle grandi aree di pianura dove agli effetti indotti dall’urbanizzazione devono essere sommati anche quelli derivanti dall’agricoltura intensiva (compattazione dei suoli).
Nelle principali aree urbane, il soil sealing, in alcuni casi, si estende ormai anche per piu’ della meta’ del territorio comunale, superando il 60% nei comuni di Milano e Napoli. Il trend crescente vede, nel solo comune di Roma, un incremento della superficie impermeabile, pari a piu’ di 300 ettari annui.
Cattive notizie sulla qualità dell’aria che continua ad essere caratterizzata da una vera e propria emergenza legata al superamento delle soglie di PM10,,PM2,5 ed Ozono(O3), anche se il 2010 – esclusivamente per il PM10 – segna un valore positivo. Infatti, oltre la metà delle stazioni di monitoraggio presenti sul territorio (58%) registra valori al di sotto dei limiti. Per questo inquinante (PM10 primario) le sorgenti principali rimangono il settore civile (45%) e i trasporti ( 4% – poco più dei 2/3 provenienti da quello stradale).  Situazione diversa per l’ozono estivo (O3): nel 2011 (da aprile a settembre compresi) l’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana (120 μg/m3) non è stato superato solo nell’8% delle stazioni.
Cresce la produzione di rifiuti urbani che nel 2010 si attesta a 32,5 milioni di tonnellate (+1,15% rispetto al 2009). Aumenta, rispetto al 2009, anche il procapite dei rifiuti urbani (536 kg per abitante), circa 4 kg all’anno in più per abitante. A livello di macroarea geografica, il Centro fa ancora registrare i maggiori valori di produzione pro capite, con circa 613 kg per abitante per anno, mostrando tuttavia una progressiva riduzione già a partire dal 2006. In aumento nel 2010, rispetto all’anno precedente, il numero delle famiglie che dichiarano di raccogliere abitualmente i rifiuti in modo differenziato, utilizzando gli appositi contenitori. Quelli più differenziati, tra i diversi tipi di scarti, risultano vetro (73,9%), carta (72,7%) e plastica (68,4%). Ogni cittadino europeo, infine, consuma in media 200 litri d’acqua al giorno, circa 20 secchi da 10 litri.


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