Si è tenuta al Parlamento europeo di Bruxelles una conferenza sull’inquinamento militare in zone non soggette a ostilità di guerra in Italia, iniziativa organizzata dall’Europarlamentare sardo Giommaria Uggias (IdV) in collaborazione con il collega sloveno Jelko Kacin. Secondo studi scientifici, anni di attività militari hanno rilasciato nell’ambiente particelle inquinanti che hanno causato molte patologie tumorali e malformazioni genetiche nella popolazione della zona. Si parla di “effetto dei Balcani” in Sardegna.
Quirra è il poligono militare più grande d’Italia. Il poligono di Salto di Quirra – Perdasdefogu (Sardegna orientale) di 12.700 ettari e il poligono di Teulada di 7.200 ettari, sono le due strutture del genere più grandi nella penisola. Vista la loro pericolosità, durante le esercitazioni militari viene vietata la navigazione e la pesca su una superficie marina superiore ai 20.000 chilometri quadrati. L’intera struttura è stata creata nel 1956, quando il governo italiano installò un poligono di tiro, un centro di sperimentazione per i missili, un luogo per le sperimentazioni di guerra e di distruzione delle armi obsolete, per lo più esplosivi.
Si tratta di un’emergenza sanitaria. Le attività belliche nel poligono Interforze di Salto di Quirra in Sardegna sono accusate di aver rilasciato nell’ambiente circostante delle sostanze all’origine di molte patologie cancerogene e mutazioni genetiche nella popolazione della zona e anche negli animali come le pecore dei pascoli vicini. Da mesi è aperta un’inchiesta per accertare le responsabilità delle morti e delle malattie riscontrate in abbondanza nella popolazione. L’accusa è di “disastro ambientale”. Recenti ricerche compiute dalle Aziende sanitarie di Cagliari e Lanusei hanno rilevato, tra i residenti nelle aree circostanti il poligono, una percentuale anomala di tumori al sistema emolinfatico, in particolare leucemie, con punte superiori al 60% negli insediamenti più vicini al poligono.
Malformazioni genetiche. Negli stessi luoghi sono state riscontrate nascite di animali con gravi malformazioni, alcuni dei quali sono tuttora oggetto di approfondimenti scientifici. Tra questi esami, quelli eseguiti dall’Università di Modena hanno accertato tracce di nanoparticelle di metalli pesanti identiche a quelle riscontrate nei militari italiani deceduti per patologie tumorali dopo aver prestato servizio nelle regioni balcaniche. Negli anni Ottanta, nel vicino comune di Escalaplano, vennero segnalati ben 13 casi di malformazioni neonatali su una popolazione complessiva di circa 2.000 abitanti. Questi numeri giustificano l’espressione «sindrome di Quirra» relativamente a tali fenomeni.
“Certe sostanze riscontrate nei tessuti umani analizzati sono causa dei tumori che hanno portato spesso alla morte”. La Dottoressa Maria Antonietta Gatti, responsabile del laboratorio dei biomateriali dell’università di Modena, esperta di fama internazionale e da anni impegnata nel caso Quirra, non ha dubbi: le sostanze riscontrate nei tessuti analizzati, come torio, tungsteno, cesio e altri metalli pesanti, non sono presenti in modo naturale, e sono all’origine di gravi patologie tumorali vista l’estrema difficoltà dell’organismo umano nell’espellerle. Nella più parte dei casi si tratta di “nanoparticelle” visibili solamente con tecnologie mediche molto avanzate.
“Purtroppo gli studi epidemiologici standard non fanno emergere sempre questi risultati”,  spiega la dottoressa, “questo perché i dati riscontrati vengono paragonati con i grandi numeri di altre zone, come quelle di guerra, e quindi vengono presi sotto gamba”. Secondo la Gatti, “facendo uno studio caso per caso, uno scienziato onesto non può negare l’evidenza dei fatti, ovvero delle malattie causate da queste attività militari”.
“L’Ue spinga le autorità italiane ad intervenire”. Giommaria Uggias, Eurodeputato IdV e organizzatore della conferenza, ha presentato un’interrogazione parlamentare ancora l’anno scorso per denunciare la grave situazione alla Commissione europea. “John Dalli, il commissario Ue alla Sanità, ha già dato una risposta, in quanto ha detto che, qualora emergessero le evidenze sanitarie che indichino presupposti di problemi alla salute delle popolazioni”, ha riferito Uggias. “Nel frattempo sono emersi altri studi che indicano la gravità della situazione e credo che il dibattito di oggi abbia dimostrato l’emergenza di questo problema: quindi, la prima mia iniziativa sarà quella di chiedere al commissario Dalli di essere conseguente rispetto a ciò che ha detto”.
Non solo poligoni, ma anche inceneritori e cementifici accrescono le patologie tumorali. La dottoressa Gatti ci spiega che nelle zone limitrofe a tutte determinate strutture industriali, anche non militari, ma dove avvengono delle combustioni, si riscontra un’elevata percentuale di nanoparticelle pericolose per la salute umana e quindi ri correlate malattie tumorali. “Penso all’Ilva di Taranto o alla Cogne Acciai Speciali di Aosta, per non dimenticare i classici inceneritori in tutto il Paese”. 
di Alessio Pisanò
 


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