Inquinamento e smog, città italiane ancora nella morsa
Luci e ombre per l’inquinamento delle città italiane secondo il rapporto Mal’Aria di Città 2024 di Legambiente. Preoccupa il confronto con i nuovi target al 2030 che vedrebbero il 69% delle città fuorilegge sul PM10
Se il 2030 fosse già qui, il 69% delle città italiane sarebbe fuorilegge per l’inquinamento da PM10, l’84% per quello da PM2.5 e la metà per NO2. E da qui al 2030, quando entreranno in vigore valori più stringenti sulla qualità dell’aria, manca davvero una manciata di anni. Legambiente torna a fotografare inquinamento e qualità dell’aria nelle città attraverso il nuovo report Mal’Aria di città 2024, redatto nell’ambito della Clean Cities Campaign.
La lotta allo smog nelle città è ancora in salita, preoccupa il confronto con i target al 2030 e “nonostante una riduzione dei livelli di inquinanti atmosferici nel 2023, le città faticano ad accelerare il passo verso un miglioramento sostanziale della qualità dell’aria – spiega Legambiente – I loro livelli attuali sono stabili ormai da diversi anni, in linea con la normativa attuale, ma restano distanti dai limiti normativi che verranno approvati a breve dall’UE, previsti per il 2030 e soprattutto dai valori suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, evidenziando la necessità di un impegno deciso, non più rimandabile, per tutelare la salute delle persone”.
Inquinamento da polveri sottili e biossido di azoto, città ancora indietro
Il report di Legambiente ha analizzato i dati del 2023 nei capoluoghi di provincia, sia per quanto riguarda i livelli delle polveri sottili (PM10, PM2.5) che del biossido di azoto (NO2).
Su 98 città monitorate, 18 hanno superato gli attuali limiti normativi per lo sforamento di PM10 (35 giorni all’anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo), un po’ meno rispetto agli anni passati – erano 29 le città fuorilegge nel 2022 e 31 nel 2021. La situazione peggiore è a Frosinone con 70 giorni di sforamento, il doppio rispetto ai valori ammessi. Vanno male anche Torino, Treviso, Mantova, Padova e Venezia. Il miglioramento rispetto all’anno precedente viene attribuito alle condizioni meteo.
L’aria pulita rimane un miraggio
Ma tutte le città, da Nord a Sud, “presentano ancora considerevoli ritardi rispetto ai valori più stringenti proposti dalla revisione della Direttiva europea sulla qualità dell’aria che entrerà in vigore dal 2030 (20 µg/mc per il PM10, 10 µg/mc per il PM2.5 e 20 µg/mc per l’NO2)”, afferma Legambiente.
Ecco dunque che, se il 2030 fosse già qui, risulterebbero fuorilegge il 69% delle città per il PM10, l’84% per il PM2.5 e il 50% per l’NO2, l’unico in calo negli ultimi cinque anni.
«Ancora una volta l’obiettivo di avere un’aria pulita nei centri urbani italiani rimane un miraggio, come dimostra la fotografia scattata dal nostro rapporto Mal’Aria di città», afferma Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente.
«I dati del 2023 ci dicono che il processo di riduzione delle concentrazioni è inesistente o comunque troppo lento – spiega Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – Ad oggi, infatti, ben 35 città dovranno intensificare gli sforzi per ridurre le loro concentrazioni di PM10 entro il 2030, con una percentuale di riduzione compresa tra il 20% e il 37%, mentre per il PM2.5 il numero di città coinvolte sale a 51, con una riduzione necessaria tra il 20% e il 57%. Non migliore la situazione per quanto riguarda l’NO2, dove 24 città dovranno ridurre le emissioni tra il 20% e il 48%. Alla luce degli standard dell’OMS, che suggeriscono valori limite molto più stringenti dei valori di legge attuali e che rappresentano il vero obiettivo per salvaguardare la salute delle persone, la situazione diventa ancora più critica. Bisogna determinare una svolta a livello nazionale e territoriale per ridurre l’impatto sanitario sulla popolazione italiana, il costo ad esso associato, e il danno agli ambienti naturali».
L’inquinamento delle città e i livelli di smog sono un problema di salute pubblica. L’ultima fase del processo di revisione della Direttiva europea sulla qualità dell’aria, spiega Legambiente, è prevista entro febbraio 2024.
“Considerando che in Italia ci sono 47.000 decessi prematuri all’anno a causa del PM2.5, è cruciale – avverte l’associazione – che il Governo italiano non ostacoli ulteriormente questo percorso, evitando deroghe e clausole che possano giustificare ritardi nel raggiungimento degli obiettivi”.