
Greenpeace, torna Plastic Radar per segnalare rifiuti in mare
Al via la campagna dell’associazione ambientalista per sensibilizzare i cittadini sulla plastica abbandonata nell’ambiente e mettere le grandi aziende di fronte alle loro responsabilità
Scatta una foto del rifiuto in plastica abbandonato sulla spiaggia. Inviala su Whatsapp. Indica cosa è, dove l’hai trovato, qual è la marca. E poi buttalo nella raccolta differenziata. Torna Plastic Radar, la campagna di Greenpeace per la segnalazione della plastica abbandonata nei mari, sulle spiagge, in laghi e fiumi d’Italia. Una iniziativa di sensibilizzazione, una grande indagine collettiva, ma anche un modo per mettere i grandi inquinatori davanti alle loro responsabilità.
E i «grandi inquinatori» sono le aziende che continuano a immettere sul mercato immense quantità di plastica usa e getta senza offrire alcuna alternativa. Tutto questo, mentre più del 90% della plastica prodotta finora, oltre 8 miliardi di tonnellate, non è stata riciclata.
Plastic Radar è stata lanciata lo scorso anno e ha avuto un grande successo. Sono arrivate oltre 6800 segnalazioni che hanno aiutato a far luce sui rifiuti in plastica più presenti nei mari italiani. Il risultato? In gran parte bottiglie dei grand brand.
«Si trattava soprattutto di prodotti di plastica monouso, in primis bottiglie di plastica appartenenti a marchi ben noti come San Benedetto, Coca Cola e Nestlè – spiega Greenpeace – Queste aziende infatti continuano a immettere sul mercato enormi quantitativi di plastica usa e getta, senza però assumersi alcuna responsabilità circa il corretto riciclo e recupero dei materiali»
Per fermare l’inquinamento da plastica Greenpeace chiede dunque alle aziende di avviare subito programmi per ridurre il ricorso a imballaggi e contenitori usa e getta.
Come si partecipa a Plastic Radar? Se si trova un rifiuto in plastica, basta inviare una foto attraverso l’applicazione Whatsapp al numero Greenpeace +39 342 3711267. Perché la segnalazione abbia successo serve un’immagine in cui il rifiuto sia facilmente riconoscibile, il brand dell’azienda produttrice sia visibile e servono, se possibile, le coordinate geografiche – la posizione della plastica, insomma. I dati raccolti saranno resi noti in forma aggregata, nell’arco di 24-48 ore, sul sito plasticradar.greenpeace.it. Si otterrà così un quadro immediato delle più comuni categorie di plastiche e imballaggi che inquinano mari, spiagge, fiumi e laghi e delle aziende che più delle altre ricorrono alla plastica usa e getta.
C’è poi la petizione “Basta plastica usa e getta – Salviamo i mari”, già sottoscritta da oltre un milione e mezzo di persone in tutto il mondo, in cui Greenpeace chiede ai grandi marchi come Coca Cola, Pepsi, Nestlè, Unilever, Procter & Gamble, McDonald’s e Starbucks di ridurre drasticamente l’utilizzo di contenitori e imballaggi in plastica monouso.
«Da sole, le aziende di beverage in tutto il mondo producono ogni anno oltre 500 milioni di bottiglie di plastica usa-e-getta. Con tutta la plastica presente oggi negli oceani potremmo fare 400 volte il giro della Terra».
La raccolta differenziata è essenziale ma riciclare non basta. Sempre utile ricordare quando dura la plastica dispersa nell’ambiente: 20 anni un sacchetto; 400 anni un flacone di detersivo; 500 anni una bottiglia.
