Greenpeace: fazzoletti di carta &Co mettono a rischio ambiente e foreste
,3 milioni di tonnellate e 10,1 bilioni di euro: a tanto ammonta la produzione e il fatturato derivante dalle vendite di fazzoletti di carta, asciugatutto, tovaglioli e carta igienica nel solo 2016. A livello europeo, la Germania risulta il principale paese per consumo di queste categorie di prodotto con 579.000 tonnellate. Seguono Francia e Spagna, rispettivamente con 320.000 e 318.000 tonnellate consumate. Quarto posto per il Regno Unito (280.000) e quinta l’Italia con 207.000 tonnellate, circa 9 chilogrammi a testa.
I dati raccolti da Greenpeace mostrano chiaramente come quello del tissue sia un mercato in forte espansione, in Europa e nel mondo. Un mercato che però ha gravi ripercussioni sull’ambiente in generale e sulle foreste in particolare.
Importanti aree della Grande Foresta del Nord, in Svezia, Finlandia e Russia, vengono infatti distrutte per ricavare polpa di cellulosa usata per produrre fazzoletti, carta igienica, asciugatutto e tovaglioli da Essity, il principale produttore di questi articoli in Europa, secondo nel settore a livello mondiale. Come dimostra “Wiping out the boreal”, rapporto lanciato oggi da Greenpeace International, è spesso da questi alberi che vengono ricavati i prodotti di marchi come Tempo, Lotus, Cushelle, Colhogar ed Edet.
“È sconvolgente pensare che alberi che hanno svettato per decenni, o addirittura per secoli, vengano abbattuti per produrre fazzoletti o asciugatutto che verranno utilizzati per qualche secondo e poi gettati via”, dichiara Martina Borghi, responsabile della campagna Foreste di Greenpeace Italia. “Non possiamo permettere che foreste ad Alto Valore di Conservazione, incluse le foreste vergini, vengano rase al suolo per produrre prodotti monouso”.
La Grande Foresta del Nord, ovvero l’ecosistema forestale boreale, rappresenta quasi un terzo delle foreste rimaste sulla Terra. Le vaste torbiere e il permafrost che la caratterizzano ne fanno il più grande deposito di carbonio tra gli ecosistemi terrestri del nostro Pianeta, rendendo questa foresta indispensabile nella lotta contro i cambiamenti climatici. Eppure solo il 3% della sua estensione è protetto.
All’inizio di quest’anno, in seguito ad un riassetto societario, il Gruppo SCA è stato diviso in due aziende indipendenti: SCA, che lavora nel settore forestale, ed Essity, specializzata nel tissue. Il report di Greenpeace International mostra come Essity acquisti da SCA della polpa di cellulosa derivante proprio da aree di foresta boreale ad Alto Valore di Conservazione, incluse le foreste vergini.
Queste zone sono l’habitat di specie minacciate, come il lupo grigio e la lince. Inoltre, SCA sostituisce gli alberi che taglia con piantagioni di pino contorto (Pinus contorta), specie arborea non autoctona, che alterano l’ecosistema forestale e rendono difficoltoso l’approvvigionamento di cibo per le renne, e la vita del popolo Sami, la cui sussistenza è basata soprattutto sul pascolo di questi animali.
“Essity è tra i leader nella produzione di tissue e deve assumere la leadership anche nella lotta per salvare la Grande Foresta del Nord”, continua Borghi. “Chiediamo quindi ad Essity di eliminare dalla propria filiera i fornitori coinvolti nella distruzione di aree importanti della “corona verde” del nostro Pianeta, assicurando in questo modo anche il rispetto dei diritti dei Popoli Indigeni”, conclude Borghi.