Giornata dell’Acqua, Legambiente: stato chimico acque in gran parte sconosciuto
In Italia è sconosciuto lo stato chimico del 78% delle acque superficiali e lo stato ecologico del 56%. Corsi d’acqua, laghi e falde acquifere inquinati continuano a rappresentare un problema diffuso, e secondo alcune stime nel 2011 sono state emesse oltre 140 tonnellate di metalli pesanti direttamente nei corpi idrici e quasi 2,8 milioni di tonnellate di sostanze inorganiche, insieme a una mole di sostanze organiche pericolose. In occasione della Giornata mondiale dell’acqua che si celebra domani, Legambiente ha realizzato il dossier “AcQuaLeQualità?” su qualità e tutela delle risorse idriche in Italia.
Spiega l’associazione ambientalista: “L’Europa ci chiama con forza e da tempo a tutelare le nostre acque interne e costiere e a recepire la direttiva quadro 2000/60. Continuano a essere pochi in Italia i casi in cui si è investito sui corsi d’acqua con interventi di riqualificazione, rinaturalizzazione, prevenzione e mitigazione del rischio e insieme di tutela degli ecosistemi”. Il termine per il raggiungimento degli obiettivi ambientali previsti dalla direttiva europea 2000/60 Water Framework Directive scade il 22 dicembre 2015. La direttiva persegue obiettivi ambiziosi, fra cui quello di prevenire il deterioramento qualitativo e quantitativo, migliorare lo stato delle acque e assicurare un utilizzo sostenibile, basato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili. Lo stato “buono” per tutte le acque andrebbe appunto raggiunto entro dicembre 2015.
Sia in Italia sia in Europa, però, la situazione è ben lontana dagli obiettivi previsti. Spiega Legambiente: “I numeri raccolti dall’Agenzia Europea per l’Ambiente nel 2012 (dati 2009), che ancora oggi rappresentano l’ultimo quadro nazionale di riepilogo sul tema, rivelano che nel 2009 erano il 42% i corpi idrici superficiali europei che godevano di un buono o elevato stato ecologico, nel 2015 si prevede che lo stato auspicato verrà raggiunto solo dal 52% di essi. In Italia la situazione non sembra migliore: secondo la relazione sull’attuazione della WFD presentata nel 2012 dalla Commissione europea innanzitutto non si conosce lo stato ecologico del 56% e lo stato chimico del 78% delle acque superficiali; i corpi idrici che ricadono nelle classi “elevato” e “buono” per lo stato ecologico sono complessivamente il 25%, mentre per lo stato chimico sono in classe buono il 18% le acque superficiali monitorate. Anche per le acque italiane le prospettive di aumento delle percentuali per il 2015 sono purtroppo minime. Questi dati del 2009 sono gli unici a cui riferirsi per avere un quadro completo, coerente e certificato. Un problema riscontrato durante le ricerche di Legambiente è stato rappresentato proprio dalla disomogeneità e frammentarietà dei monitoraggi portati avanti dalle Regioni”.
Corsi d’acqua, laghi e falde acquifere continuano a essere inquinati e spesso è a direttamente a rischio la salute pubblica. Basti pensare che, secondo i dati forniti dagli impianti italiani, nel 2011 sono stati immessi in acqua oltre 140 tonnellate di metalli pesanti, quasi 2,8 milioni di tonnellate di sostanze inorganiche (Cloruri Fluoruri e Cianuri) di cui quasi la metà derivanti da attività di tipo chimico, e sostanze organiche pericolose fra cui rientrano l’antracene, il benzene, gli IPA (idrocarburi policiclici aromatici): sono state immesse 2,9 tonnellate di nonilfenoli cioè il 60% circa dell’ emissione europea totale per questa sostanza, 1,25 tonnellate di IPA (pari al 39% della quantità totale dichiarata a livello europeo per il 2011) e 0,91 tonnellate di benzene legate quasi esclusivamente al settore della produzione e trasformazione dei metalli.
Sostiene il responsabile scientifico di Legambiente Giorgio Zampetti: “È sempre più urgente avviare una seria e concreta politica di tutela delle risorse idriche. Occorrono piani strategici che puntino a ridurre i prelievi e i carichi inquinanti, ricorrendo anche a misure come la riqualificazione dei corsi d’acqua, la rinaturalizzazione delle sponde, la fitodepurazione, il riutilizzo delle acque ai fini industriali e irrigui e la ricerca di soluzioni al problema dell’artificializzazione dei corsi d’acqua e dell’impermeabilizzazione dei suoli”.
Come al solito è un problema di QUALITA’ E COMPETENZA DEL PERSONALE DIRETTIVO degli enti preposti, che invece vi viene in gran parte calato per meriti politici.