Nel medagliere europeo per la gestione dei rifiuti l’Italia si piazza male: si trova decisamente in basso nella classifica che mette a confronto gli Stati europei. Il Belpaese conquista 9 bandiere rosse (in pratica, zero punti) su questioni quali la dissociazione fra rifiuti e consumi, il programma di prevenzione dei rifiuti, lo sviluppo del riciclaggio di rifiuti urbani, la capacità disponibile per il trattamento dei rifiuti urbani, la conformità delle discariche esistenti per i rifiuti non pericolosi. Ancora: bandiera rossa per numero di procedimenti di infrazione e di cause giudiziarie relative alla direttiva quadro sui rifiuti e alla direttiva sulle discariche. Il poco onorevole piazzamento dell’Italia, che si ritrova negli ultimi dieci posti, emerge dalla nuova relazione sulla gestione dei rifiuti urbani negli Stati membri della Commissione europea, che evidenzia l’esistenza di profonde differenze nell’Unione europea.
La relazione classifica infatti i 27 Stati membri in base a 18 criteri, attribuendo bandiere verdi, arancioni e rosse per voci quali totale dei rifiuti riciclati, tariffe dello smaltimento dei rifiuti, violazioni della normativa europea. La tabella dei punteggi che ne risulta costituisce uno degli elementi di uno studio in corso finalizzato ad aiutare gli Stati a migliorare le prestazioni nella gestione dei rifiuti.
La classifica è guidata da Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Paesi Bassi e Svezia, nessuno dei quali ha più di due bandiere rosse. Questi paesi, spiega la Commissione, “dispongono di sistemi completi di raccolta dei rifiuti, meno del 5% dei quali finisce in discarica. Vantano sistemi di riciclaggio ben sviluppati, una capacità di trattamento sufficiente e buone prestazioni riguardo ai rifiuti biodegradabili”.
Di tutt’altro tenore gli ultimi posti della classifica. Gli Stati con le più gravi carenze di attuazione sono Bulgaria, Cipro, Estonia, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica ceca, Romania e Slovacchia, con carenze – spiega la Commissione europea – quali politiche deboli o inesistenti di prevenzione dei rifiuti, assenza di incentivi alle alternative al conferimento in discarica e inadeguatezza delle infrastrutture per il trattamento dei rifiuti. Il ricorso massiccio al conferimento in discarica implica il sottoutilizzo sistematico di opzioni migliori di gestione dei rifiuti, quali riutilizzo e riciclaggio.
Sostiene Janez Potočnik, Commissario per l’Ambiente: “Il quadro che emerge da quest’esercizio conferma i miei forti timori: molti Stati membri conferiscono ancora quantità ingenti di rifiuti urbani in discarica – che costituisce l’opzione peggiore di gestione dei rifiuti – nonostante la disponibilità di alternative migliori e dei fondi strutturali per finanziarle. Si interrano risorse preziose, si perdono potenziali vantaggi economici, non si crea occupazione nel settore della gestione dei rifiuti e si espongono a rischi la salute umana e l’ambiente: una situazione difficile da difendere nelle circostanze economiche attuali”.
Lo studio della Commissione rappresenta la base per stilare tabelle di marcia rivolte ai dieci Stati membri che hanno registrato i risultati peggiori, delle quali si discuterà quest’autunno con le autorità nazionali in seminari bilaterali: il primo appuntamento è fissato per il 19 settembre a Praga.


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