La legge sugli econoreati sembra cominciare a dare i primi risultati positivi. Lo testimoniano i dati raccolti da Legambiente nell’edizione per il 2016 del rapporto Ecomafia. Nel 2015, i reati ambientali accertati sono stati 27.745, 188 le persone arrestate. Anche il valore economico del giro d’affari che ruota attorno alle attività criminali che hanno per oggetto l’ambiente segna una flessione rispetto agli anni passati, pur restando su cifre di tutto rispetto: 19,1 miliardi di euro (3 miliardi in meno rispetto a 2014). I dati relativi al periodo successivo all’entrata in vigore delle legge 68 che ha introdotto i delitti contro l’ambiente nel Codice Penale mostrano che sono stati contestati 947 ecoreati, con 1.185 denunce e il sequestro di beni per un valore di 24 milioni di euro. Sul piano regionale e provinciale, cresce l’incidenza dei reati nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso (Campania, Calabria, Puglia, Sicilia).
La corruzione è un fenomeno dilagante in tutto il paese e facilita la diffusione del malaffare in campo ambientale. in questo caso la regione che detiene il maggior numero di indagini per corruzione è la Lombardia (40 su un totale nazionale di 302 inchieste). Tra i reati maggiormente diffusi vi è il traffico di rifiuti (314 inchieste, 1.602 arresti e 47,5 milioni di tonnellate di rifiuti finiti sotto i sigilli fino al 31 maggio 2016). Preoccupano poi gli illeciti legati al settore agroalimentare (contraffazione di prodotti e irregolarità penali) e al caporalato, presente in 80 distretti agricoli.
Dati i risultati, positivi per la riduzione ma ancora preoccupanti per la consistenza, Legambiente torna a ribadire l’importanza di continuare a rafforzare il quadro normativo con leggi ad hoc. “Dopo la legge sugli ecoreati e quella sulle agenzie ambientali è fondamentale che il Parlamento approvi altre leggi in questa ultima part della legislatura che permettano di contrastare sempre più duramente le ecomafie”, dice Stefano Cifani, direttore generale di Legambiente.
E il Presidente del Senato, Piero Grasso, ha ribadito che “il compito maggiore per contrastare i reati ambientali spetta senz’altro alla politica che ha il dovere di tutelare il patrimonio naturalistico e paesaggistico per consegnarlo alle generazioni future”. Il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, invece, ha insistito sulla necessità di far leva sulla responsabilità sociale dell’impresa: “l’arresto non è sufficiente come deterrente, serve poter intervenire con sanzioni sul piano patrimoniale di chi commette i reati”. Per il Ministro Gian Luca Galletti, infine, “i risultati ottenuti in questi pochi mesi di attuazione della legge 68, evidenziano che gli imprenditori non devono aver paura dell’impatto delle leggi ambientali sulla loro produzione. Infatti, molte sono state le filiere produttive che hanno tratto vantaggio dall’introduzione della legge in poi”.
Molte le proposte avanzate per proseguire sulla linea del cambio di tendenza in atto. Innanzitutto un’azione di formazione sulla nuova legge per tutti gli attori del sistema di repressione dei reati ambientali; una presa di posizione seria e unanime contro l’abusivismo edilizio; l’approvazione in tempi brevi di un ddl per la tutela del Made in Italy enogastronomico. non da ultimo una particolare attenzione alla tutela della biodiversità, il contrasto all’archeomafia, un’azione di polizia ambientale diffusa su tutto il territorio nazionale e un’inversione di rotta del paradigma economico.


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