Polizza clima sulla casa, i Consumatori e il fattore “tariffa” (Foto Pixabay)

Si è aperto il dibattito sull’ipotesi di introdurre una polizza clima sulle abitazioni, un’assicurazione contro i rischi naturali da crisi climatica ed eventi sismici. La manovra del 2024 ha introdotto l’obbligo per le imprese di stipulare assicurazioni per danni da eventi catastrofali, di assicurare dunque terreni, fabbricati e macchinari dagli eventi calamitosi come terremoti, alluvioni ed esondazioni (manca ora il decreto attuativo). L’idea che sta circolando, anche dopo l’alluvione in Emilia Romagna, è quella di una soluzione simile anche per le abitazioni. Nei giorni scorsi ha illustrato questa possibilità il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci, che in un evento Ania ha detto che «abbiamo messo la necessità – non abbiamo ancora parlato di obbligo ma ci avvieremo verso questa conclusione – anche per le famiglie e i cittadini di sottoscrivere una polizza assicurativa contro i rischi naturali».

Il 6% delle case coperte contro terremoto e alluvione

In Italia al momento è assicurato contro il clima il 6% delle case.

Ha detto la presidente Ania Maria Bianca Farina alla High-Level Insurance Conference che si è svolta nei giorni scorsi: «Il cambiamento climatico è un allarme che vede coinvolta tutta l’umanità e non solo le zone costiere e desertiche. Nonostante aumenti la frequenza e la severità degli eventi naturali estremi molti Paesi sono ancora impreparati a gestire queste calamità. In Italia solo il 6% delle abitazioni è coperto contro i rischi di terremoto e alluvione e solo il 5% delle imprese ha una polizza per gli stessi rischi. La copertura obbligatoria contro i danni catastrofali (prevista dalla Legge di Bilancio 2024) per tutte le imprese è un passo fondamentale».

“Il 14% del patrimonio immobiliare in Italia a rischio alluvione”

Fa andare in questa direzione il peso degli eventi meteo estremi, che non riguarda certo solo l’Italia e che diventerà sempre più rilevante nelle decisioni strategiche di banche e assicurazioni.

Spiega così Luke Brucato, Chief Strategy Officer di Immobiliare.it Insights: «Il ciclone Boris, che negli scorsi giorni ha causato ingenti danni a cose e persone nella parte d’Europa centro-orientale, è arrivato anche in Italia, colpendo in particolare il Centro e il Sud della Penisola. Questi fenomeni metereologici estremi, che sempre più negli ultimi anni hanno interessato il nostro Paese anche per effetto del cambiamento climatico, oltre a essere potenzialmente letali per l’essere umano, mettono anche a repentaglio i beni materiali, si pensi ad esempio alle case nelle zone colpite da forti allagamenti. Le nostre analisi, infatti, hanno evidenziato come il 14% del patrimonio immobiliare in offerta in Italia sia a rischio alluvione, e in regioni come l’Emilia Romagna questa percentuale sale al 40%. Considerando poi come il valore complessivo dello stock attualmente in vendita a rischio alluvione e dissesto idrogeologico superi attualmente i 70 miliardi di euro, si comprende come il cambiamento climatico e i suoi – disastrosi – effetti sulle popolazioni maggiormente esposte, arriveranno ad avere un impatto sempre più rilevante nelle decisioni strategiche di banche e assicurazioni per la gestione degli asset immobiliari presenti nei loro portafogli».

Polizze clima sulla casa, a quali tariffe?

E le associazioni dei consumatori? Il dibattito si è aperto ma il fattore cruciale è quello relativo al prezzo.

Per il Codacons, così, “l’obbligo di polizza assicurativa contro le calamità naturali anche per le abitazioni private non è più rimandabile, ma vanno trovate soluzioni condivise in grado di garantire equilibrio tra i diversi interessi”.

Se diventa indispensabile una copertura assicurativa, e frane e alluvioni diventeranno sempre più frequenti con danni crescenti nelle zone a rischio idrogeologico, “è necessario – prosegue il Codacons – estendere l’obbligo di assicurazione contro le calamità naturali anche alle abitazioni private, evitando al contempo ai cittadini esborsi eccessivi e costi fuori controllo: in tal senso va pensato un sistema in cui le tariffe di tali polizze siano calmierate dallo Stato, anche ricorrendo agli extra-profitti di banche e società energetiche, in modo da spalmare i relativi costi sull’intero sistema economico e non farli ricadere unicamente sulle famiglie”. Tutto questo considerando anche l’aumento delle polizze legate alla casa, ricorda l’associazione.

Assoutenti: “tariffe amministrate dallo Stato”

Sì all’assicurazione contro i rischi climatici ma “a tariffe amministrate dallo Stato”, afferma anche Assoutenti, che “si schiera a favore dell’obbligo di assicurazione contro i cambiamenti climatici non solo per le imprese, ma anche nel settore delle abitazioni private, eliminando però favori e regalie alle imprese assicuratrici”.

Sostiene il presidente Assoutenti Gabriele Melluso: «È oramai assodato come alluvioni, nubifragi e trombe d’aria siano sempre più frequenti in Italia, fenomeni che aumenteranno di numero e intensità nei prossimi anni come effetto dei cambiamenti climatici globali. Nonostante in Italia l’80% delle abitazioni sia esposto ad un rischio significativo di calamità naturali, solo il 6% delle stesse risulta oggi coperto da una polizza assicurativa specifica contro questi eventi».

Le misure che introducono l’assicurazione obbligatoria per le imprese entro il 31 dicembre 2024 non sembrano sufficienti e «sembrano favorire eccessivamente le imprese assicuratrici: per questo – prosegue Melluso – chiediamo al Governo di estendere l’obbligo di polizza contro le calamità naturali anche alle abitazioni private, eliminando assurde franchigie a danno di cittadini e imprese, riducendo il contributo statale attualmente previsto verso assicuratori e riassicuratori, e stabilendo tariffe assicurative amministrate dallo Stato in collaborazione con le associazioni dei consumatori, allo scopo di evitare speculazioni da parte delle compagnie di assicurazioni».


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1 thought on “Polizza clima sulla casa, si è aperto il dibattito. I Consumatori e il fattore “tariffa”

  1. in caso passasse l’obbligo, è d’uopo PRETENDERE dalle assicurazioni l’impegno nero su bianco a rimborsare in toto anche 20 volte in almeno 10 anni, senza però che questa diventi un comodo scaricabarile per lo stato, che deve essere OBBLIGATO ad adempiere la manutenzione delle opere pubbliche senza deroghe e scusanti.

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