Finanza climatica, al via a Baku la Cop29 con i nuovi negoziati per il clima
Crisi climatica e finanza climatica: si è aperta oggi a Baku, in Azerbaijan, la Cop29, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici
Finanza climatica al centro dei nuovi negoziati per il clima. Si è aperta oggi a Baku, in Azerbaijan, la Cop29, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Da oggi fino al 22 novembre nazioni e portatori di interesse si riuniranno per due settimane di discussioni e negoziazioni essenziali per affrontare la crisi climatica. Saranno giorni di discussione, con al centro la finanza climatica, anche se la Cop29 quest’anno non si è aperta con i migliori auspici, a partire dalle diverse defezioni che già si registrano nella partecipazione al summit e dell’annunciata inversione di rotta prevista dalla nuova presidenza di Trump negli Stati Uniti.
“Un nuovo obiettivo globale di finanziamento per il clima”
Ha detto il Segretario esecutivo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici Simon Stiell all’apertura della COP29 : «Dobbiamo concordare un nuovo obiettivo globale di finanziamento per il clima. Se almeno due terzi delle nazioni del mondo non possono permettersi di tagliare le emissioni rapidamente, allora ogni nazione paga un prezzo brutale. Se le nazioni non riescono a costruire resilienza nelle catene di fornitura, l’intera economia globale sarà messa in ginocchio. Nessun paese è immune. Quindi, abbandoniamo l’idea che la finanza climatica sia beneficenza. Un nuovo ambizioso obiettivo di finanza climatica è interamente nell’interesse personale di ogni singola nazione, comprese le più grandi e ricche. Ma non basta semplicemente concordare un obiettivo. Dobbiamo impegnarci di più per riformare il sistema finanziario globale. Dare ai paesi lo spazio fiscale di cui hanno così disperatamente bisogno».
Urlo per il clima, attivisti in piazza a Roma
La crisi climatica corre, miete danni e vittime in ogni angolo del pianeta e sempre più vittime anche in Europa. Nel fine settimana appena trascorso, con la richiesta di giustizia climatica, da Roma, Milano, Napoli, Firenze, Padova, Ancona, Perugia e tante altre città della Penisola centinaia di volontari e volontarie di Legambiente hanno lanciato in contemporanea il loro Urlo per il clima indirizzato alla COP29 di Baku, Azerbajan, dove i temi centrali saranno appunto finanza climatica post 2025 e taglio delle emissioni.
L’appello ai grandi della Terra: “a Baku sarà fondamentale stipulare accordi internazionali e politiche climatiche ambiziose a partire dai grandi temi sul tavolo politico del summit e in questa partita l’Europa può e deve avere un ruolo da guida e da leader”.
A spiegare in che modo è stato il presidente nazionale di Legambiente.
«A Baku – ha detto Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – sarà fondamentale arrivare ad un accordo finanziario ambizioso per avviare una nuova era della finanza climatica che garantisca risorse finanziarie ai Paesi poveri. In questa partita l’Europa può e deve giocare un ruolo centrale attraverso una leadership forte e globale in grado di costruire un ponte tra Paesi industrializzati, emergenti ed in via di sviluppo cruciale per raggiungere un accordo ambizioso finanza climatica post-2025 che avrà un ruolo cruciale. Solo così sarà possibile rassicurare i Paesi poveri e vulnerabili che finalmente avranno a disposizione le necessarie risorse finanziarie per decarbonizzare le loro economie e rispondere con mezzi adeguati ai sempre più frequenti e devastanti disastri climatici. Al tempo stesso è importante che l’Europa e i Paesi in via di sviluppo si dotino di un’ambiziosa politica climatica. In particolare, l’Europa dovrà darsi come obiettivo quello di ridurre le emissioni climalteranti di almeno il 65% entro il 2030 e dell’82% per il 2035 in modo da poter raggiungere la neutralità climatica già entro il 2040. Impegno ambizioso ma fattibile grazie alla realizzazione degli impianti di produzione di energia rinnovabile che deve diventare la priorità per una vera politica di mitigazione, senza rincorrere false soluzioni come il nucleare o ritornare indietro con le fonti fossili».
«Nonostante la prevedibile inazione climatica della nuova Amministrazione Trump negli Stati Uniti, – ha aggiunto Mauro Albrizio, responsabile ufficio europeo di Legambiente e inviato per l’associazione alla COP29 – tutti i governi devono fare i conti con la sempre più drammatica crisi climatica. Serve un’immediata inversione di rotta, soprattutto nei Paesi industrializzati ed emergenti».
Con le attuali politiche l’aumento della temperatura potrà invece arrivare a oltre 3°C.
Prosegue Albrizio: «Per quanto riguarda il sostegno economico che i Paesi industrializzati devono garantire ai Paesi poveri nel periodo 2020-2025 di almeno 100 miliardi di dollari l’anno (e quindi per un totale di 600 miliardi) per contribuire a ridurre le loro emissioni e adattarsi ai cambiamenti climatica, serve ancora un ulteriore passo in avanti per raggiungere i 600 miliardi promessi entro il 2025 e raddoppiare i contributi per l’adattamento rispetto ai livelli del 2019 (almeno 40 miliardi di dollari l’anno), mantenendo fede all’impegno sottoscritto a Glasgow tre anni fa. Inoltre, per gli impegni finanziari post-2025, come proposto dall’Alleanza dei piccoli Stati insulari (AOSIS), servono almeno 1.000 miliardi di dollari (400 per loss&damage e 300 sia per l’adattamento che la mitigazione) l’anno di sole risorse pubbliche da parte dei Paesi industrializzati. Risorse che possono essere rese disponibili grazie anche alla tassazione delle attività a forte impatto climatico e al phasing-out dei sussidi alle fossili, in grado di mobilitare sino a 5.000 miliardi di dollari l’anno».