Passare a fatti concreti. Gli impegni ci sono ma vanno tradotti in realtà. E questo sembra la difficoltà maggiore degli accordi internazionali sul clima che gli Stati stanno cercando dopo gli impegni presi a Parigi. Non a caso, dopo la chiusura della Conferenza Onu sul clima che si è svolta a Bonn (la Cop23) tutti già guardano al prossimo appuntamento, che si svolgerà nel 2018 in Polonia. Le cronache raccontano di pochi progressi e di risultati non eclatanti. Le associazioni ambientaliste chiedono azioni più ambiziose agli Stati.

Racconta l’Ansa: “Non ci sono risultati eclatanti, solo la definizione delle procedure per arrivare alla revisione degli impegni degli stati per il taglio delle emissioni di gas serra. Questi impegni, presi a Parigi due anni fa, sono insufficienti per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo stesso (mantenere il riscaldamento globale entro i 2 gradi dai livelli pre-industriali, possibilmente entro 1,5 gradi) e devono essere aggiornati. Questa revisione sarà l’obiettivo della prossima Conferenza Onu sul clima, la Cop24 di Katowice, in Polonia, nel novembre 2018”. Allo stesso tempo rimane aperta la questione del Green Climate Fund, il fondo per aiutare i paesi più poveri a combattere il riscaldamento globale. “La sua istituzione rimane ancora indefinita”, dice l’Ansa. E così “anche questi negoziati climatici non passeranno alla storia”, sintetizza Rinnovabili.it spiegando che fra le principali novità emerse dalla Cop23 c’è un regolamento che “si concentra su alcuni aspetti, tra cui la proposta di mettere nero su bianco le modalità di segnalazione e monitoraggio delle emissioni entro il dicembre del prossimo anno. I paesi hanno inoltre concordato di creare piattaforme speciali per le questioni di genere e le popolazioni indigene, nel tentativo di aumentarne l’influenza sulle decisioni”.

Per Legambiente la conferenza sul clima di Bonn “ha registrato alcuni passi in avanti, ma è ancora molta la strada da percorrere per tradurre la promessa di Parigi in realtà. Servono fatti e scelte concrete e un ruolo da leadership da parte dell’Europa”. Ha detto la presidente nazionale Legambiente Rossella Muroni: “L’accordo raggiunto oggi (nei giorni scorsi, ndr) a Bonn, e che include non solo la revisione degli impegni di riduzione delle emissioni ma anche il sostegno finanziario ai paesi poveri colpiti dagli impatti dei cambiamenti climatici in corso, si limita solo all’avvio del processo di revisione degli impegni. L’azione concreta dovrà essere presa alla COP24 del prossimo anno a Katowice in Polonia. Per questo nei prossimi mesi servirà ancora molto lavoro sul testo negoziale concordato, in modo da poter adottare a Katowice le linee guida finali secondo quanto previsto a Parigi. L’Europa deve dimostrarsi all’altezza di questa sfida e definire sin dai prossimi mesi una strategia per zero-emissioni entro il 2050, in modo da poter avere tutti gli strumenti a disposizione per rivedere l’attuale impegno di riduzione del 40% al 2030, aumentandolo in coerenza con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi”. E sulla proposta fatta a Bonn dall’Italia di voler ospitare nel 2020 la COP26, la Presidente Muroni ha detto: “L’Italia dimostri con coerenza e impegni concreti di essere all’altezza di ospitare la COP26 – a partire da una più ambiziosa politica di riduzione delle emissioni nazionali – dimostrando finalmente di voler giocare un ruolo di primo piano, insieme ai paesi più avanzati come Francia e Germania, nel consolidamento della leadership europea nell’azione climatica globale”.

Il WWF da parte sua sollecita tutti a risolvere i problemi in sospeso. “Un anno dopo l’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi, i negoziati delle ultime due settimane hanno visto i Paesi raggiungere un accordo su questioni importanti, come l’azione e il sostegno fino al 2020 e sul ruolo delle comunità locali e delle popolazioni indigene nell’azione per il clima – dice il WWF – Tuttavia, resta  ancora molto da fare per cogliere le opportunità di raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima. I governi devono urgentemente rafforzare l’azione, finalizzare le regole per attuare l’Accordo di Parigi e rafforzare urgentemente l’ambizione degli impegni per il clima post 2020”.

Maggiore ambizione è la richiesta principale che viene dalle associazioni ambientaliste. “Sin dall’inizio, i paradossi di questa COP sono stati molti. I negoziatori si sono riuniti a Bonn sotto una presidenza delle Fiji e, mentre gli Stati hanno deliberato sulle azioni future, le città, le regioni, le imprese e le comunità hanno intensificato gli sforzi per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Abbiamo anche visto che, nonostante lo slancio visto nei corridoi di Bonn, i Governi nazionali sono ancora in ritardo – ha detto Manuel Pulgar-Vidal, Leader del programma mondiale per il clima e l’energia del WWF – In un anno segnato da disastri meteorologici estremi e potenzialmente il primo aumento delle emissioni di carbonio in quattro anni, la differenza tra ciò che stiamo facendo e quello che dobbiamo realizzare è chiara: i paesi devono agire con maggiore ambizione, e presto, per metterci su un percorso verso un futuro in cui l’aumento della temperatura non superi 1,5 ° C. “


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