Si è conclusa la 17esima Conferenza Onu sul clima (Cop17) a Durban, in Sudafrica, che ha portato all’approvazione di un accordo globale per ridurre le emissioni di Co2 e a contrastare il cambiamento climatico su scala globale. La Ue ha giocato un ruolo da protagonista nel mediare le negoziazioni e lancia il protocollo di Kyoto 2. Deciso anche uno speciale Fondo verde per aiutare i Paesi più poveri a contrastare il climate change.Un trattato globale per la prima volta comprendente tutti i Paesi del mondo a partire dal 2020. Si tratta del principale risultato della Conferenza di Durban, che prevede di iniziare i negoziati per un nuovo trattato globale a partire dal 2015. Il processo, chiamato Piattaforma d’azione di Durban, porterebbe a un “nuovo protocollo, un altro strumento giuridico o concordato” (si tratta delle tre opzioni legali su cui si discuterà) applicabile a tutte i Paesi parte della Convenzione sul clima Onu. I lavori preparativi inizieranno già nel 2012. Scopo del trattato è  “aumentare i livelli di ambizione” nella riduzione delle emissioni di gas serra. Non è stato invece trovato l’accordo per estendere gli impegni di riduzione delle emissioni contenuti nei documenti delle precedenti conferenze sul clima di Copenaghen nel 2009 e di Cancun nel 2010.
Estensione del Protocollo di Kyoto per un gruppo ristretto di Paesi. Al via Kyoto 2 al quale hanno però aderito solo l’Ue e una piccola parte di paesi industrializzati. Restano fuori i grandi assenti del primo Protocollo (Usa, Cina e India) e non danno la loro adesione Canada, Giappone e Russia. Il nuovo Kyoto, che partirà nel 2013 e durerà almeno fino al 2017, vuole essere una specie di “ponte” in vista del trattato globale.
Nuovo Fondo verde da 100 miliardi di euro l’anno. Istituito un nuovo fondo per aiutare i Paesi più poveri a combattere il climate change e i suoi effetti. Non viene chiarita la fonte di finanziamento.
Soddisfatto il ministro all’Ambiente italiano Corrado Clini. «Siamo usciti dal cono d’ombra di Copenaghen. L’accordo supera i limiti del Protocollo di Kyoto e ha una dimensione globale”, ha dichiarato subito dopo la chiusura della conferenza. Clini ha accolto con favore anche la possibilità, offerta all’Europa e quindi anche all’Italia, di costituire la piattaforma per lo sviluppo con le grandi economie emergenti: Brasile, Cina, India, Messico e Sudafrica. Volato da Durban a Firenze per il consiglio dell’United Cities and Local Governments (la più grande organizzazione internazionale dei governi locali con oltre 1000 città e 112 associazioni provenienti da 36 Paesi), il ministro Clini ha sottolineato che “è urgente sviluppare un rapporto proficuo fra i governi centrali e le città, per riuscire a trasformare il sistema energetico mondiale”.
La Ue: “L’accordo sulla roadmap per il clima è una svolta storica”. “La strategia dell’Unione Europea ha funzionato”, ha detto la Commissaria Ue al Cambiamento climatico, Connie Hedegaard, sottolineando che “molti credevano che Durban non avrebbe potuto fare altro che mettere in atto le decisioni di Copenaghen e Cancun, invece l’Europa voleva più ambizione e ha ottenuto di più”. Secondo la Hedegaard, grazie all’accordo stretto a Durban, avremo un sistema che riflette la realtà di un mondo reciprocamente interdipendente”. Entusiasta anche Marcin Korolec, ministro dell’Ambiente della Polonia (alla guida della presidenza di turno dell’Ue): «Questo è un momento paragonabile, se non anche superiore, a quello del successo del Cop1 nel 1995 quando, con il Mandato di Berlino, si arrivò all’unico accordo legalmente vincolante noto come Protocollo di Kyoto”.
Critiche le associazioni ambientaliste. Se Legambiente riconosce il passo avanti nella lotta al cambiamento climatico compiuto a Durban – “si è riuscito ad evitare il fallimento e rinnovare il Protocollo di Kyoto come regime di transizione verso un nuovo accordo globale, che dovrà coinvolgere anche le maggiori economie del pianeta superando l’attuale contrapposizione tra paesi industrializzati e in via di sviluppo” – il WWF condanna la “timida intesa” raggiunta in Sud Africa. Secondo l’associazione, i governi hanno raggiunto un accordo debole che ha istituito un Fondo Verde per il Clima con pochi soldi, hanno rimandato le decisioni più importanti sui contenuti del Protocollo di Kyoto e hanno preso un impegno poco chiaro per raggiungere nel 2020 un accordo globale che potrebbe lasciarci legalmente vincolati a un aumento della temperatura globale di 4° C, ben oltre i 2° C raccomandati dagli esperti per evitare un cambiamento climatico catastrofico. Secondo Mariagrazia Midulla, responsabile Policy Clima ed Energia del WWF Italia, “i Governi hanno fatto il minimo indispensabile per portare avanti i negoziati, ma il loro compito è proteggere la loro gente. E in questo, a Durban, hanno fallito. La scienza ci dice che dobbiamo agire subito, perché gli eventi meteorologici estremi, la siccità e le ondate di caldo causate dal cambiamento climatico peggioreranno. Ma oggi è chiaro che i mandati di pochi leader politici hanno avuto un peso maggiore delle preoccupazioni di milioni di persone, mettendo a rischio le persone e il mondo naturale da cui le nostre vite dipendono”.
 
di Alessio Pisanò


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