Cemento illegale sulla costa: l’abuso non si abbatte. Legambiente presenta i dati sulle mancate demolizioni
Il cemento illegale che ha invaso le coste italiane raramente viene buttato giù. Secondo Legambiente, su 32 mila ordinanze di demolizione nei comuni costieri quasi il 90% non è stato eseguito
L’abuso edilizio non si abbatte. O si abbatte davvero poco. Il cemento illegale che ha invaso le coste italiane negli ultimi decenni nella maggior parte dei casi è ancora lì, in bella vista su spiagge e mari da cartolina. Ancora oggi, dice Legambiente, sembra esserci una sola certezza: «poco o nulla viene buttato giù».
Quanto poco? Secondo l’associazione ambientalista, che ha presentato una serie di dati sulle mancate demolizioni nei comuni costieri d’Italia, su oltre 32 mila ordinanze di demolizioni quasi il 90% non è stato eseguito.
Il quadro è quello di «case “vista mare” costruite nel totale disprezzo delle leggi, del paesaggio, del diritto collettivo a poterne godere e della sicurezza di chi ci vive – denuncia Legambiente – Spesso addirittura si trovano intere cittadelle dove non c’è nemmeno un mattone in regola. Il cemento illegale ha invaso negli ultimi decenni le coste italiane e ancora oggi sembra esserci una sola certezza: poco o nulla viene buttato giù».
Demolizioni ferme
Le demolizioni dei manufatti abusivi sono ferme al palo e nelle zone costiere questo è ancora più evidente. Secondo Legambiente sono 32.424 le ordinanze di demolizione emesse dal 2004 al 2018 in poco più del 20% dei comuni costieri italiani che hanno risposto all’indagine “Abbatti l’abuso”. Di queste però solo 3.651 sono state eseguite, cioè con il ripristino dei luoghi e l’abbattimento del manufatto abusivo, in pratica poco più dell’11%.
Nelle aree interne si contano in media 23 ordinanza di demolizione a comune. Se invece ci si sposta al mare, si arriva a 247 ordinanze per ogni comune, a conferma del fatto che l’abusivismo lungo costa sia quello quantitativamente maggioritario.
Con @GolettaVerde #Abbattilabuso: ecco i numeri delle mancate demolizioni nei comuni costieri italiani: il 90% delle ordinanze di abbattimento non ancora eseguite.https://t.co/xI4FTl6VaC
— Legambiente Onlus (@Legambiente) August 5, 2019
Giù le mani dalla costa
Goletta Verde, storica imbarcazione ambientalista, ha presentato questi numeri ieri in occasione del passaggio in Campania e ha esposto lo striscione “Giù le mani dalla costa” per ribadire l’urgenza di ripristinare la legalità lungo le aree costiere italiane.
La Campania non è stata scelta a caso, perché «qui le demolizioni lungo il litorale negli ultimi quindici anni non arrivano neanche al 2% – denuncia Legambiente – Peggio fanno solo il Molise (fermo a zero) e le Marche (dove si sfiora l’1%), ma chiaramente con dati quantitativi molto diversi: la Campania guida, infatti, la classifica delle regioni per numero di ordinanze emesse, sia nei comuni costieri che nei comuni dell’entroterra, ma ha demolito solo il 3%. Se prendiamo in considerazione solo gli abusi realizzati lungo la costa in questa regione si contano ben 11.092 ordinanze emesse e solo 220 quelle eseguite».
In Calabria ci si ferma al 5,2% e in Puglia al 6,4%. Tra le regioni del Sud, fa eccezione la Sicilia, che arriva a una percentuale del 15% nel rapporto tra ordinanze di abbattimento emesse e realmente eseguite. La performance migliore, secondo l’elaborazione di Legambiente, è del Friuli-Venezia Giulia, con il 45%.
«Siamo di fronte a una pagina vergognosa della storia italiana che ha prodotto e alimentato illegalità e ha cambiato i connotati a intere aree del Paese – ha detto Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente –. Non c’è altra soluzione, contro gli abusi edilizi il migliore deterrente sono le demolizioni e non certo nuovi condoni come fatto con il Decreto Genova lo scorso anno per la ricostruzione post terremoto nel cratere del centro Italia e per Ischia».
La richiesta: si passi la competenza ai profetti
Legambiente chiede una riforma legislativa che passi ai prefetti la competenza delle operazioni di abbattimento «perché non condizionati dal ricatto elettorale» e lasci ai Comuni solo il controllo urbanistico del territorio e la repressione dei reati, compresa l’emissione delle ordinanze di demolizione.
«Oggi, infatti, i Comuni agiscono più che altro su sollecitazione della Procura della Repubblica, almeno per gli immobili colpiti da ordinanze sancite da sentenza di terzo grado – spiega l’associazione – Di fronte all’aut aut dei giudici, i sindaci hanno poche alternative. Gli abusivi lo sanno e, non di rado, decidono di auto-demolire, risparmiando migliaia di euro di spese: in media, per ogni abuso abbattuto d’ufficio ne viene abbattuto uno direttamente dagli stessi proprietari».