245 milioni di spesa pubblica nel 2015. A tanto ammonta l’esborso dichiarato dalle amministrazioni comunali (144 milioni) e dalle aziende sanitarie locali (101 milioni) per la gestione degli animali (d’affezione e non) nelle nostre città. Sicuramente troppo rispetto ai risultati raggiunti. Troppo anche perché buona parte dei costi (l’80% per i Comuni) è assorbita dai canili rifugio, strutture indispensabili secondo il modello attuale, ma fallimentari rispetto al benessere animale e alla prevenzione del randagismo.animali domesticiIl 39,3% delle amministrazioni comunali ha dichiarato di aver attivato l’assessorato e/o l’ufficio dedicato al settore. Il 98,7% delle Aziende sanitarie locali ha risposto di avere almeno il canile sanitario e/o l’ufficio di igiene urbana veterinaria (in tre casi anche l’ospedale veterinario). Teoricamente, dunque, più di un terzo dei comuni e la quasi totalità delle aziende sanitarie locali dovrebbe essere in grado di fornire risposte adeguate, ma non è così. Solo 3 città (0,3% del campione) – Terni, Peschiera Borromeo (MI) e Formigine (MO) – totalizzano i punti necessari a raggiungere una performance ottima. Ventidue città (il 2% del campione) ottengono una performance buona, 132 città (l’11,9% del campione) una performance sufficiente.

Urge una strategia pubblica che sappia ridisegnare, nazionalmente, la gestione degli animali in città, per tutelare davvero il loro benessere e ridurre al minimo gli elementi di conflittualità”, ha dichiarato Antonino Morabito, responsabile Benessere animale di Legambiente.

L’anagrafe canina (l’unica anagrafe obbligatoria ad oggi per gli animali in città) è lo strumento principale per conoscere le presenze dei cani padronali sul territorio. La media nazionale è di un cane registrato ogni 7,19 cittadini. Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Emilia Romagna e Veneto risultano le regioni più virtuose in quanto a registrazioni (con un cane ogni 4 abitanti circa). In fondo alla tabella, Puglia (un cane registrato ogni 10,86 abitanti), Sicilia (12,2) e Calabria (17,91). In negativo ci sono Catanzaro (1 cane ogni 463,5 residenti) e Lecce (1 ogni 218,5), in positivo Macerata (1 ogni 2,7) e Arezzo (1 ogni 4,1).

Per quanto riguarda i felini, il 100% dei contesti urbani ha gatti liberi più o meno “autorganizzati” in colonie. La corretta gestione delle colonie feline è uno degli elementi che facilita il buon rapporto con gli animali in città o che, al contrario, può ingenerare frequenti conflitti. Solo il 22,22% dei comuni dichiara di monitorare le colonie feline presenti nel proprio territorio e da questi monitoraggi risulterebbero 14.907 colonie, con oltre 156.217 gatti e 42.810 cittadini impegnati.

Quest’anno, accompagna il rapporto anche un sondaggio d’opinione, condotto online dal 25 ottobre al 23 novembre 2016, che misura il grado di soddisfazione dei cittadini sui servizi offerti dalle amministrazioni comunali e dalle aziende sanitarie in relazione agli animali in città. Per il campione, la nota più dolente è l’azione di controllo e vigilanza delle Polizia municipale su maltrattamenti animali o mancata raccolta degli escrementi, ritenuta insufficiente o mediocre da più di otto cittadini su dieci. Il giudizio migliore quello che gli italiani attribuiscono all’impegno personale: poco più di un cittadino su dieci ritiene insufficiente o mediocre il proprio impegno in tema di animali. Cinque cittadini su dieci ritengono, però, insufficiente o mediocre l’interesse verso gli animali dei loro concittadini e sei cittadini su dieci ritengono insufficiente o mediocre l’impegno del proprio sindaco in tema di tutela degli animali.


Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!



Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella per confermare l'iscrizione
Privacy Policy

Parliamone ;-)