La Commissione Europea ha dichiarato guerra ai vini in polvere “fai da te”, spacciati per famosi vini italiani (dal Valpolicella al Chianti passando per il Barolo) e commercializzati in Gran Bretagna. Si tratta di “miracolosi” wine kit che promettono con semplici polveri di ottenere in pochi giorni vini dalle etichette prestigiose. La cosa, smascherata circa un mese fa da Striscia la Notizia, è arrivata sul tavolo del Commissario all’agricoltura Dacian Ciolos che ha risposto all’interrogazione dell’europarlamentare Mara Bizzotto (Lega Nord). Ciolos ha detto che “i vini in questione vanno ritirati immediatamente dal mercato”. 
“La Commissione europea ha contattato le autorità italiane e britanniche affinché ne vietino subito la commercializzazione e mettano in pratica tutti i provvedimenti necessari a prevenire qualunque uso illecito delle denominazioni Dop e Igp”. “La Commissione ha precisato che i prodotti in questione non possono essere commercializzati utilizzando una denominazione di origine protetta (DOP) o un’indicazione geografica protetta (IGP), nemmeno attraverso una semplice evocazione del nome. Gli Stati membri devono adottare tutti i provvedimenti necessari a prevenire l’uso illecito del nome di una DOP o di un’IGP ritirando dal mercato tali prodotti”.
La Coldiretti stima che nei diversi Paesi dell’Unione Europea almeno 20 milioni di bottiglie di pseudo vino vengano ottenute attraverso wine kit prodotti in Canada ma anche in Svezia. “Nel Paese scandinavo – riferisce la Coldiretti – è  stata scoperta una fabbrica che, a Lindome, vicino a Goteborg, produce e distribuisce in tutto il continente e del tutto indisturbata oltre 140mila wine kit all’anno dai quali si ottengono circa 4,2 milioni di bottiglie. I wine kit della società Vinland vengono venduti con i marchi Cantina e Doc’s che fanno esplicito riferimento alla produzione italiana, ma anche ad un marchio di qualita’ tutelato dall’Unione Europea, e promettono in soli 5 giorni di ottenere in casa vini come Valpolicella, Lambrusco, Sangiovese o Primitivo, per i quali vengono addirittura fornite le etichette da apporre sulle bottiglie”.
La Coldiretti ha chiesto alle autorità di “intervenire immediatamente per fermare uno scempio intollerabile che mette a rischio con l’inganno l’immagine e la credibilità dei nostri vini più prestigiosi conquistata nel tempo grazie agli sforzi fatti per la valorizzazione di un prodotto che esprime qualità, tradizione, cultura e territorio”. Il presidente della Coldiretti Sergio Marini ha sottolineato: “Si tratta di un esempio eclatante della superficialità con cui troppo spesso in Europa si trattano i temi della qualità alimentare e della trasparenza dell’informazione ai consumatori sull’origine e sui processi che portano gli alimenti sulle nostre tavole”.
 


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