Vinitaly, focus sugli Usa: vino status symbol ma sempre più friendly
Gli Stati Uniti rappresentano uno dei mercati più promettenti per il vino italiano. Negli Usa il vino è uno status symbol ma è sempre più consumato in occasioni più “friendly”, sociali e amichevoli. Il 28% dei consumatori statunitensi ha bevuto vino italiano lo scorso anno, di più nello Stato di New York. E per i consumatori di vino, quello italiano si collega a tradizione e relax, quello francese è invece sinonimo di eleganza e creatività. Ancora: il 37% dice di non conoscere il vino italiano ma l’88% di chi beve made in Italy è disposto a pagarlo di più. Le nuove tendenze sono i vini green e biologici, ma non solo.
Queste alcune dinamiche che emergono da un’indagine, presentata a Vinitaly, sul consumo di vino negli Stati Uniti. Focus dunque sul mercato statunitense in apertura del Salone internazionale dei vini. L’indagine Vinitaly-Nomisma Wine Monitor è stata realizzata su modelli di consumo, fattori chiave d’acquisto, preferenze, perception italiana e trend futuri del vino di 3mila consumatori in 5 Stati (New York, California, Illinois, Minnesota, Winsconsin). L’America infatti accelera sui consumi di vino – il 65% lo ha bevuto almeno una volta nell’ultimo anno – grazie ai suoi millennials (69%), i giovani compresi tra i 21 e i 35 anni che rappresentano il primo target tra i consumatori, e le sue metropoli (a New York i wine-addicted sono il 71%), ma sono ancora enormi i margini di crescita. I due terzi delle importazioni di vino in Usa si concentrano infatti in soli cinque Stati.
Quello finito sotto i riflettori del Vinitaly è dunque un mercato enorme, che in buona parte (4 su 10 tra i ‘non user’) non ha mai bevuto vino italiano perché non lo conosce. Da una parte oltre la metà dei consumatori denuncia un deficit nell’informazione del prodotto made in Italy rispetto a quelli di altri Paesi; dall’altra consigliano di puntare la comunicazione non solo verso l’abbinamento cibo-vino (29%) ma anche sull’Italian style (18%) e sulla narrazione di vino (18%) e territorio (14%) più che sulla singola azienda (8%). E se i vini italiani sono associati maggiormente ai sostantivi ‘storia’ e ‘tradizione’, per momenti di relax ma anche di convivialità, i francesi sono i vini da bere nelle occasioni speciali, sinonimo di ‘eleganza’ ed ‘esclusività’.
I consumatori Usa di vino sono in media più giovani degli europei e seguono modelli di consumo più socievoli, che passano attraverso il boom di eno-cocktail e pre-mixati (preferiti da 1/3 del campione) e la tendenza green, ormai la quarta discriminante nella scelta dell’etichetta nei consumi fuori casa (11%), dopo ‘brand reputation’, ‘varietale’ e il ‘prezzo basso’. Non a caso i prodotti bio (25%), assieme ai sostenibili (20%), sono indicati come i nuovi principali trend di consumo nei prossimi 5 anni da quasi la metà del campione, in una classifica che vede posizionarsi molto bene anche la tendenza autoctona (22%). Sostiene il responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini: “L’approccio al vino negli Usa è decisamente meno ‘integralista’ e più innovativo rispetto a quello del consumatore medio europeo, come dimostra il largo consumo di vino pre-mixato in bottiglia o cocktail a base di vino: tra questi primeggiano i cocktail a base di Prosecco (57% dei consumatori di vino mixato), i Frosé cocktail (42%) e i Bourbon barrel-aged wine (41%)”. Il vino rimane uno status symbol ma si sposta in occasioni più amichevoli e informali, con i wine bar che cresceranno più di tutti (39%) assieme ai ristoranti ‘casual’.