TopNews. Vegetariani giù, vegani su, Eurispes: stili alimentari verso “cibi speciali”
Nel corso del 2019, “il veganismo diventerà mainstream e si affermerà definitivamente in quanto regime alimentare, con importanti ripercussioni anche in tutti i business ad esso collegati”. È questa la previsione del giornalista John Parker riportata in un suo articolo apparso sul numero “The word in 2019” dell’Economist. Osservazione che non sembra in effetti essere troppo distante dalla realtà, compresa quella italiana. Diete vegetariane e vegane sembrano consolidarsi sempre di più nelle abitudini alimentari del nostro Paese.
Secondo i dati Eurispes, riportati nel Rapporto Italia 2019, l’abbandono di carne e pesce (nel caso dei vegetariani) o anche di latte formaggi, uova e miele (nel caso della più drastica alimentazione vegana) a favore di un maggior consumo di frutta e verdura è una pratica che attualmente coinvolge il 7,3% della popolazione, confermando una tendenza già espressa negli anni passati (+0,2% rispetto al 2018).
Tra vegetariani e vegani, i primi appaiono in calo rispetto all’anno precedente (-0,8%) mentre i secondi raccolgono l’1% in più di consensi.
Sono per lo più le donne ad aver abbracciato uno stile alimentare vegetariano o vegano (5,8% contro il 5% degli uomini) ed è sempre il sesso femminile ad aver più spesso abbandonato questo genere di abitudini (6,7%).
Alla base dell’abbandono vi sono le troppe rinunce che questo tipo di alimentazione comporta (35,7%) ma anche motivi di salute e di varietà di alimentati assunti (32,1%). Da non sottovalutare poi, sono le difficoltà pratiche riscontrate da coloro che consumano spesso almeno un pasto fuori casa (4,3%).
Nonostante le defezioni, però, il business che ruota attorno a queste diete non sembra rallentare. Secondo una ricerca dell’Osservatorio Immagino, nei supermercati crescono gli acquisiti di prodotti legati al lifestyle (ossia biologici, veg, halal e kosher, +8,9%) e di prodotti rich-in (in particolare integrali o con fibre, +5,2%). Ancora positiva, ma più lenta che nei mesi scorsi, la crescita delle vendite di prodotti per intolleranti al glutine o al lattosio (+3,2% contro il +4,4% dei 12 mesi precedenti) e “free from” (+1,0% rispetto al +2,3% dell’anno mobile precedente)”.
La tendenza trova conferma anche nei dati Eurispes secondo i quali un italiano su quattro (19,3%) compra prodotti senza glutine, tuttavia, solo al 6,4% è stata diagnosticata una intolleranza, mentre il 12,9% li assume senza essere intollerante. Il 18,6% compra prodotti senza lievito: il 4,6% è stato effettivamente riconosciuto intollerante, a differenza del 14% che ammette di non esserlo. Un quarto dei consumatori (26%) acquista prodotti senza lattosio, ma solo l’8,5% lo fa per una diagnosi di intolleranza.
Notizia pubblicata il 01/02/2019 ore 17.28