Stop mais OGM, Greenpeace: decreto non ancora pubblicato in GU
“La firma del decreto che vieta la coltivazione di mais OGM in Italia doveva segnare la fine di un periodo di incertezza normativa e una riaffermata garanzia di tutela per consumatori e agricoltori. Purtroppo, si sta trasformando in una beffa nei confronti degli italiani”. A sostenerlo è Greenpeace che denuncia il fatto che il decreto firmato lo scorso 12 luglio dai ministri De Girolamo, Lorenzin e Orlando non è ancora stato pubblicato in Gazzetta ufficiale.
Per ricordare al Governo l’urgenza di varare tale provvedimento Greenpeace pubblica oggi il briefing “MON810. Una storia di mais, farfalle e rischi inutili”, che riassume i principali rischi legati alla coltivazione del mais OGM della Monsanto.
Il mais Bt, compreso il MON810 – ricorda Greenpeace – è un rischio evidente per l’ambiente e per i sistemi agricoli, non solo in Italia, ma in tutta Europa. L’adozione di misure d’emergenza per bloccarne la coltivazione nel nostro Paese è solo un primo passo. L’esperienza del mais Bt, e del MON810 in particolare, mostra che troppi “effetti indesiderati” sono stati scoperti dopo che le autorizzazioni sono state concesse. Gli OGM sono un rischio inutile e inaccettabile, non offrono vantaggi significativi a nessuno se non alle aziende che li brevettano.
Il decreto interministeriale concede alle Regioni diciotto mesi di tempo per definire le necessarie misure per assicurare la “coesistenza” tra mais tradizionale e mais OGM. Il briefing diffuso oggi da Greenpeace ricorda i rischi del MON810 e conferma che la “coesistenza” (una chimera che la stessa Commissione Europea sa perfettamente essere irrealizzabile) non può voler dire altro che gli OGM non hanno cittadinanza in un sistema agricolo come quello italiano che punta sulla qualità.