Spreco alimentare

Spreco alimentare, Waste Watcher: necessario ridurre gli sprechi individuali

L’Osservatorio Waste Watcher International ha presentato questa mattina il rapporto “Il caso Italia”. Ogni cittadino butta quotidianamente 88,2 grammi di cibo, equivalenti a oltre 32 kg all’anno, con un costo individuale di 139,71 euro e una perdita complessiva di 14,1 miliardi di euro

In occasione della 12esima Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, in programma domani 5 febbraio 2025, l’Osservatorio Waste Watcher International ha presentato questa mattina il rapporto “Il caso Italia”.

Ogni cittadino butta quotidianamente 88,2 grammi di cibo, equivalenti a oltre 32 kg all’anno, con un costo individuale di 139,71 euro e una perdita complessiva di 14,1 miliardi di euro, considerando l’intera filiera, dalla produzione al consumo. Lo spreco domestico incide per 8,2 miliardi di euro, rappresentando il 58,55% del totale.

Tra gli alimenti più sprecati la frutta fresca (24,3 grammi alla settimana), il pane (21,2 grammi), le verdure (20,5 grammi), l’insalata (19,4 grammi) e cipolle, aglio e tuberi (17,4 grammi) che, si rileva nel rapporto, sono «spesso disponibili in confezioni sovradimensionate al fabbisogno».

Gli interventi della mattinata

Alla presentazione del rapporto è intervenuto il ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida, che ha sottolineato l’importanza dell’educazione al rispetto del cibo per ridurre gli sprechi e l’impatto ambientale, senza compromettere la qualità.

Andrea Segrè, fondatore della Giornata di prevenzione dello spreco alimentare e direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher, ha ribadito che la principale fonte di spreco resta il contesto domestico, con 1,9 milioni di tonnellate di cibo buttato per un valore di 8,2 miliardi di euro. Secondo Segrè, per raggiungere l’obiettivo 12.3 dell’Agenda 2030 dell’ONU, è necessario ridurre lo spreco individuale di 13 kg annui entro il 2029.

Luca Falasconi, coordinatore del rapporto, ha sottolineato come ogni azione possa contribuire a questa riduzione. L’obiettivo è portare lo spreco settimanale massimo a 369,7 grammi entro il 2030.

Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, ha evidenziato l’impatto crescente del cambiamento climatico sulla perdita di cibo, soprattutto nelle prime fasi della filiera, a causa di fenomeni come alluvioni e siccità. Ha sottolineato l’importanza della ricerca e della tecnologia per ridurre gli sprechi, nonché la necessità di rivedere le abitudini

Spreco alimentare individuale, i dati regionali

La mappa italiana dello spreco non è tutta uguale: la soglia media di 617,9 grammi settimanali viene superata di molto al sud (713,8 grammi pro capite) e leggermente al centro Italia (640,1 grammi).

Più virtuoso il nord, con uno spreco medio di 526,4 grammi per cittadino. Ci sono poi alcune categorie nelle quali lo spreco di cibo è più marcato, in particolare le famiglie senza figli (+16 per cento) e le fasce socialmente svantaggiate (+26 per cento).

Il paradosso per cui le fasce sociali più deboli sono quelle che sprecano più alimenti, si legge nel rapporto, sottolinea che

«la deperibilità del cibo più economico, ma di minore qualità, incide non poco sulla bilancia degli sprechi».

Questo dato va di pari passo con un’altra tendenza: l’indice FIES di insicurezza alimentare 2025 sale del 13,95 per cento (era + 10,27 per cento nel l’anno scorso), il che indica che si allontana l’accesso al cibo sano e sostenibile.

Il FIES (Food Insecurity Experience Scale) è uno strumento sviluppato dall’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura delle Nazioni Unite (Fao) che misura il livello di accesso delle persone a cibo adeguato e nutriente. L’indice, basato su risposte a una serie di domande relative all’accesso ai cibo, si basa sulla percezione e sull’esperienza delle persone riguardo all’insicurezza alimentare.

Le ricadute economiche

Gettare cibo nella pattumiera significa anche perdere soldi: lo spreco di filiera del cibo in Italia costa complessivamente 14,101 miliardi di euro, pari a un peso di 4,513 milioni di tonnellate di cibo. Il 58,55 per cento del costo dello spreco di filiera arriva dalle nostre case (mandiamo in fumo 130,71 euro a testa ogni anno), mentre il 28,5 per cento nelle fasi di commercializzazione del cibo.


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