Spreco alimentare e abitudini di consumo, studio Crea (Foto Pixabay)

Lo spreco alimentare è un problema globale di notevole importanza, con circa il 17% del cibo prodotto nel mondo che viene gettato via, secondo l’UNEP (Programma per le Nazioni Unite dell’Ambiente). Di questo, il 61% avviene a livello domestico, comportando un consumo insostenibile di risorse come acqua, suolo ed energia. Per affrontare efficacemente questa sfida, è cruciale comprendere le differenze e le similitudini tra Stati e identificare i fattori sociodemografici che influenzano lo spreco alimentare. Questo è l’obiettivo principale dello studio pubblicato sulla rivista internazionale “Journal of Cleaner Production” e condotto nell’ambito del progetto SysOrg, di cui CREA Alimenti e Nutrizione è partner.

Obiettivi dello studio, metodologia e risultati

Lo studio ha coinvolto cinque territori campione: Copenaghen (Danimarca), il distretto federale della Nord Assia (Germania), Varsavia (Polonia), Cilento (Italia) e la regione di Kenitra (Marocco).

Un campione totale di 2154 adulti ha partecipato al sondaggio, condotto tra gennaio e giugno 2022, utilizzando il metodo del “river sampling”. Questo approccio, spesso utilizzato online, invita i partecipanti a rispondere a domande mentre navigano su Internet. Il questionario era suddiviso in due sezioni: la prima raccoglieva informazioni sociodemografiche, mentre la seconda misurava lo spreco alimentare in termini di frequenza, quantità, tipologia di cibo scartato e attitudini allo spreco.

Dall’analisi è emerso che i territori più rurali come Nord Assia, Cilento e Kenitra hanno livelli di spreco alimentare simili, intorno ai 130 grammi per persona a settimana. Le città di Copenaghen e Varsavia, invece, mostrano uno spreco maggiore, circa 190 grammi per persona a settimana. L’appartenenza a un territorio rurale ha influenzato significativamente la probabilità di non sprecare cibo, con il Cilento che registra il valore più alto (66%) e gli altri territori urbani valori molto più bassi.

Analizzando i dati familiari, si è osservato che le famiglie di Kenitra, sebbene abbiano il più alto spreco alimentare totale (539 grammi a settimana), presentano il livello più basso pro capite (125 grammi) grazie alla loro maggiore numerosità. Le difficoltà principali riportate sono l’incapacità di gestire gli avanzi e di organizzare correttamente gli alimenti in cucina. I cibi più scartati sono risultati quelli freschi, confermando la difficoltà di conservazione degli alimenti deperibili.

I Cluster: di cosa si tratta

Lo studio ha identificato sei diversi cluster di spreco alimentare, ognuno con specifici profili di quantità e tipologia di cibo scartato:

Cluster 1: spreco totale più alto, coinvolge tutti i gruppi alimentari.

Cluster 2: alto spreco totale, principalmente frutta e pane.

Cluster 3: spreco medio totale, soprattutto bevande.

Cluster 4: spreco medio totale, principalmente pane e verdure.

Cluster 5: basso spreco totale, principalmente alimenti freschi.

Cluster 6: basso spreco totale, principalmente pane e yogurt.

In Nord Assia e nel Cilento si è osservata una maggiore probabilità di appartenere al cluster 5, caratterizzato da un basso spreco di alimenti freschi. Kenitra e Copenaghen, nonostante le differenze quantitative, mostrano una tendenza simile verso alti livelli di spreco (cluster 2). Copenaghen e Varsavia condividono una maggiore probabilità di appartenenza al cluster 6, con pane e yogurt come alimenti più sprecati.

Strategie di riduzione dello spreco alimentare

Secondo Laura Rossi, Dirigente di ricerca CREA Alimenti e Nutrizione e Coordinatrice dello studio, le azioni preventive dovrebbero essere mirate in base alle abitudini locali: “Nei territori in cui il cibo viene principalmente gettato come parzialmente o totalmente non utilizzato, le azioni preventive dovrebbero concentrarsi sulle abitudini di acquisto. Spesso, infatti, gli acquisti impulsivi sono la causa principale di questo tipo di spreco e organizzare la dispensa e il frigorifero in modo efficiente può aiutare in tal senso. Laddove, invece, il cibo viene scartato principalmente come avanzo dei pasti o dopo la conservazione, occorre potenziare le capacità culinarie delle persone, mirando alle giuste quantità e a riutilizzare gli avanzi dei pasti”.


Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!



Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella per confermare l'iscrizione
Privacy Policy

Parliamone ;-)