Ristorazione etnica (e non solo), come fare per... una cena fuori in sicurezza

Ristorazione etnica (e non solo), come fare per... una cena fuori in sicurezza (Fonte immagine: Pixabay)

Spezie e sapori da tutto il mondo, ormai l’offerta per chi ama la cucina etnica è davvero ampia grazie ai tanti ristoranti diffusi in tutte le città. Tuttavia al ristorante (etnico e non) bisogna prestare particolare attenzione ad alcuni aspetti fondamentali, al fine di tutelare la propria salute – avverte l’Unione Nazionale Consumatori.

Nel mese di giugno, i controlli del Nas alla ristorazione etnica hanno portato al sequestro di 700 tonnellate di alimenti irregolari (scaduti, non tracciabili, non etichettati, in cattivo stato di conservazione) per un valore commerciale di 3 milioni di euro.

Un pranzo o una cena in ristorante potrebbero riservare, dunque, spiacevoli sorprese in mancanza dei fondamentali requisiti di igiene; per questo motivo l’Unione Nazionale Consumatori ha preparato alcuni consigli, rivolti ai consumatori, per gustarsi un pasto fuori senza pensieri e in sicurezza.

Ristorazione e sicurezza alimentare, ecco a cosa fare attenzione

Quando si decide di andare a mangiare fuori, che si tratti di ristorazione etnica o no, è bene prestare attenzione ad alcuni aspetti.

  • In primo luogo il ristorante è tenuto a segnalare la presenza di allergeni (latte, uova, crostacei, solfiti, ecc.) o di ingredienti che non sono tollerati (glutine e lattosio) il cui elenco è riportato nel Regolamento 1169/2011. Alcune persone sono allergiche ad alimenti particolari (pesca, fragole, olio, peperoncino, fave, ecc.) per cui chi va in un ristorante deve sapere se qualcuno di questi alimenti è presente. Se si subiscono danni a seguito del consumo di qualche alimento che contiene allergeni e di cui non si è stati informati, il ristoratore ne risponde penalmente, anche con l’arresto.
  • Bisogna diffidare di carrelli con cibi freddi, conservati a lungo a temperatura ambiente, specie se con gelatine, creme, maionese, mascarpone, salse e uova.
  • Attenzione anche al pesce crudo – avverte l’UNC -. In questo caso il pericolo maggiore è rappresentato dalla possibile presenza di anisakis, piccolo verme parassita di molti pesci. Per evitare questo pericolo, il pesce da consumare crudo deve essere previamente “abbattuto”, ovvero congelato a circa -20°C per 12 – 24 ore. Se mal conservato possono esserci altre contaminazioni microbiche in grado di provocare intossicazioni alimentari; questo pericolo si elimina con una adeguata cottura.

 

 

  • La cottura deve essere eseguita in modo appropriato. Se viene servito un fritto “bruciacchiato” e di cattivo odore il cliente ha il diritto di rifiutarlo. Ovviamente ogni piatto “difettoso” può essere respinto.
  • L’olio deve essere servito in recipienti antirabbocco (in pratica le classiche oliere sono illegali). Infine, per quanto riguarda il vino,  l’UNC ricorda che il consumatore ha il diritto di sapere di che vino si tratta, bisogna quindi poter vedere la bottiglia.

Uno sguardo anche sulla formula “All you can eat” proposta da molti ristoranti, che offre la possibilità di mangiare tutto ciò che si vuole a prezzo fisso.

“Non si può escludere che molti di questi ristoranti utilizzino come materia prima pesce congelato, che costa molto meno di quello fresco e, paradossalmente, dà maggiori garanzie igienico-sanitarie – scrive l’UNC – Il consumatore ha diritto di conoscere se il prodotto che sta mangiando è fresco o congelato-surgelato, per una questione anche di prezzo”.

Quali obblighi per i ristoranti?

L’Unione Nazionale Consumatori ricorda, inoltre, che i ristoranti devono rispettare le norme igieniche riportate negli HACCP (analisi dei rischi e punti critici di controllo), che devono essere ben visibili ai clienti.

Tutto il personale deve avere seguito dei corsi di formazione, che consentono di conoscere le procedure utili a prevenire problemi di natura igienico-sanitaria.

Infine, nel caso di malattie contratte in un luogo di ristorazione, è opportuno ricorrere immediatamente alle cure mediche rivolgendosi magari a un pronto soccorso.


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