Reati contro la salute pubblica, ‘La Mandara’ nel mirino del Noe
Reati in tema di tutela della salute pubblica e associazione per delinquere di stampo camorristico. Sono queste le accuse contestate a Giuseppe Mandara (titolare della Mandara Group srl, gruppo che produce 30 milioni di prodotti caseari all’anno) e ai suoi collaboratori da parte degli agenti della Dia e dai carabinieri del Noe di Napoli. Nel corso dell’operazione è stato sequestrato l’intero patrimonio del gruppo stimato in oltre 100 milioni di euro.Due, appunto, i filoni d’inchiesta: il Noe, da un lato, si è occupato della truffa su prodotti caseari non dop che venivano, invece, distribuiti e venduti come tali. La Dia ha passato al setaccio gli intrecci e le collusioni con la criminalità organizzata.
“L’operazione Bufalo rappresenta un’importante azione di tutela del comparto e del marchio Dop e va nella stessa direzione dell’impegno per la legalità portato avanti dal Consorzio di Tutela, che proprio il 27 giugno scorso ha approvato all’unanimità il Codice Etico, documento vincolante che prevede la presentazione obbligatoria del certificato antimafia ogni anno per chiunque voglia produrre mozzarella di bufala campana Dop”. Così ha commentato, in una nota, il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop ricordando che “con il varo del Codice Etico, il Consorzio di Tutela ha testimoniato un impegno forte e deciso contro ogni tentativo di ingerenza della criminalità”. Il Consorzio ha anche deliberato l’espulsione dall’organismo del socio ILC Mandara spa e ha deciso di costituirsi parte civile nell’eventuale processo che sarà celebrato.
Coldiretti, invece, ricorda che “il business delle agromafie ovvero delle attività della criminalità organizzata nel settore agroalimentare, ammonta oggi a 12,5 miliardi di euro”. Le agromafie – sottolinea la Coldiretti – investono i loro ricchi proventi in larga parte in attività agricole, nel settore della trasformazione alimentare, commerciale e nella grande distribuzione con il reinvestimento dei proventi illeciti che ha come corollario il condizionamento della libera iniziativa economica e la concorrenza sleale. Una attività che spesso avviene anche attraverso frodi con la vendita di prodotti importati e di bassa qualità come Made in Italy o come prodotti a denominazione di origine”.
“Le indagini e i controlli capillari delle forze dell’ordine nelle terre violate dalla camorra – spiega infine la Cia- sono presupposti indispensabili per salvaguardare la salute dei consumatori e difendere una delle Dop più prestigiose del “made in Italy” agroalimentare dai cosiddetti “criminali della bufala”. Per sgretolare il potere della criminalità organizzata bisogna continuare su questa strada, colpendo le agromafie nei loro interessi economici, attraverso il sequestro e la confisca dei beni. Ma serve anche una “rete di imprese” che metta insieme tutte le associazioni di categoria per instaurare un rapporto continuo e costruttivo con le istituzioni, con la magistratura e con le forze dell’ordine per cercare di debellare un ‘cancro’ che sta corrodendo sempre di più la nostra economia produttiva”.
