Si estende anche alla Puglia lo scandalo partito in Gran Bretagna della carne di cavallo ingannevolmente spacciata come carne bovina. Nell’azione di controllo a tappeto  che la multinazionale Nestlé ha ordinato in tutta Europa, una società che opera in maniera irregolare come intermediaria tra l’acquisto e la vendita di carne equina è stata individuata dal Nucleo antisofisticazione e sanità di Bari.
Gli uomini del Nas hanno adottato un provvedimento di fermo amministrativo della merce acquistata e rivenduta dalla società che opera nella provincia di Bari con sede legale nella provincia di Foggia e sulle indagini, al momento, viene mantenuto uno stretto riserbo.
Che lo scandalo avrebbe coinvolto, prima o poi, anche la Puglia, c’era da aspettarselo, dal momento che è proprio la Puglia la regione che detiene il primato della macellazione di carne di cavallo; sono circa 40mila i cavalli macellati ogni anno, secondo un rapporto dell’Humane Society International, la più grande organizzazione mondiale animalista che presto presenterà ai commissari europei un altro rapporto sul traffico di carne equina in Puglia.
Lo scandalo della carne di cavallo venduta come bovina, è solo l’ennesimo caso di truffa alimentare; negli ultimi anni inganni e allarmi si sono susseguiti, rendendo i consumatori sempre più insicuri e preoccupati. Secondo una ricerca di Coldiretti, infatti, sei italiani su dieci temono le frodi alimentari, ritenute più gravi di quelle fiscali e finanziarie.
La frequenza delle frodi alimentari accende i riflettori sull’importanza delle etichette che dovrebbero fungere da garanzia e protezione dei consumatori ma, molto spesso, fornisce informazioni poco esaustive, essendo l’indicazione sull’origine del prodotto obbligatoria solo per alcuni alimenti.
Si rende necessaria, quindi, l’introduzione da parte dell’Unione Europea di controlli che garantiscano una reale tracciabilità dei prodotti e di misure di sicurezza che impongano l’obbligo di indicare sull’etichetta la provenienza delle materie prime utilizzate,  affidando all’etichetta, in questo modo, il ruolo di miglior alleato del consumatore.
 
di Alessia Demarco


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