Le nuove norme sui controlli nel settore del biologico approvate lo scorso venerdì dal Consiglio dei Ministri non convincono pienamente i diretti interessati. Il nuovo testo normativo che sostituirà il decreto n.220/95 in materia di controlli e certificazioni è stato introdotto per adeguare i controlli a quanto previsto dall’Europa ma, secondo Federbio, non risolve gli annosi problemi di estrema burocratizzazione del comparto del biologico.

Le nuove disposizioni infatti intervengono esclusivamente sugli organismi di certificazione e sugli operatori, introducendo per i primi norme per prevenire il conflitto d’interessi e un sistema sanzionatorio che, per la parte amministrativa, viene esteso anche agli operatori.

Vengono invece confermati e rafforzati ruolo e potere dell’Ispettorato centrale repressione frodi del Ministero delle politiche agricole, al cui operato, secondo la Federazione negli anni più recenti “va attribuita la responsabilità principale delle inefficienze e della burocrazia macchinosa del sistema di certificazione del biologico italiano”.

La vigilanza dell’Ispettorato centrale”, dice Federbio, “si è rivelata infatti costosa e a tratti inefficace. Non ha effettuato interventi adeguati sugli organismi di certificazione anche a fronte di denunce, e non ha sviluppato attività di coordinamento del sistema di certificazione (problema stigmatizzato anche dalla Commissione europea a conclusione dei suoi audit).

La Federazione aveva infatti altre aspettative: un passaggio di consegne al nuovo Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare, che mette assieme le competenze del Corpo Forestale dello Stato e del Nucleo Carabinieri Politiche Agricole.

Che senso ha avuto la riforma del Corpo Forestale e la costituzione di un nuovo Comando presso l’arma dei Carabinieri, che comprende anche le competenze del Nucleo antifrodi operante presso il MiPAAF, se questa che è la più grande e qualificata forza di polizia ambientale e agroalimentare in Europa non viene utilizzata a tutela di un settore strategico per ambiente e agroalimentare come il biologico”, si domanda Paolo Carnemolla, presidente di FederBio.

Chiediamo da anni una riforma radicale del sistema di certificazione di settore, a cui abbiamo lavorato concretamente in tutte le precedenti legislature”, dichiara Carnemolla. “Abbiamo dato piena disponibilità al ministro Martina a sostenere un provvedimento che intervenisse in maniera drastica su alcune degenerazioni del sistema di certificazione e quindi accogliamo di buon grado alcune novità introdotte dal testo approvato dal Consiglio dei Ministri”.

Non possiamo però accettare”, continua Carnemolla, “che si intervenga in maniera drastica solo sulla parte privata del sistema, ovvero su organismi di certificazione e operatori, con evidenti impatti e oneri, lasciando all’Ispettorato centrale repressione frodi le medesime funzioni e responsabilità per le quali si è dimostrato negli anni recenti quanto meno inadeguato, attribuendogli un potere ancora maggiore attraverso un sistema di sanzioni amministrative pericolosamente discrezionale e autoreferenziale”.


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