
Sistemi alimentari, pre-summit Onu e protesta della società civile
Pre-summit sui sistemi alimentari, la mobilitazione della società civile
Oggi a Roma il pre-summit sui sistemi alimentari. Società civile e piccoli produttori protestano. Azione contro la fame: non cedere all’agribusiness e mettere in agenda l’agroecologia
Non cedere alle sirene dell’agri-business e mettere in agenda l’agroecologia. È quanto chiede Azione contro la Fame in vista dell’apertura del pre-summit delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari (UN Food Systems Pre-Summit), da oggi fino al 28 luglio a Roma.
È un appuntamento di punta eppure già sottoposto alla critica di società civile, esperti, piccoli produttori, ricercatori e popoli indigeni che hanno organizzato una vera e propria contro-mobilitazione. La critica fatta da questa ampia fetta di società è che al centro del pre-summit e del prossimo vertice Onu sui sistemi alimentari, in calendario a New York a settembre, «il ruolo delle multinazionali dell’agroindustria risulta pericolosamente pervasivo e dominante».
Sono insomma vertici che puntano sull’agricoltura proposta dai grandi attori economici, compresa l’ingegneria genetica. E che invece trascurano il ruolo della produzione locale contadina.

Sistemi alimentari globalizzati. E fame nel mondo
«I sistemi alimentari globalizzati, dominati dalle grandi multinazionali e dalle corporation alimentari, non sono riusciti a garantire la sicurezza alimentare in tutto il mondo, e la pandemia da Covid-19 ha solo peggiorato la situazione», dice ad esempio Slow Food.
Le persone malnutrite sono aumentate. L’ultimo rapporto Fao sullo Stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo (Sofi 2021) dice che nel 2020 fra 720 e 811 milioni di persone hanno sofferto la fame. Più di 2,3 miliardi di persone (pari al 30% della popolazione mondiale) non hanno avuto accesso in maniera continuativa durante l’anno a risorse alimentari adeguate. È quasi una persona su tre nel mondo.
La malnutrizione in tutte le sue forme non è stata debellata. I bambini sono le prime vittime di questa emergenza. Secondo le stime di Sofi 2021, nel 2020 erano più di 149 milioni i bambini sotto i cinque anni con un ritardo della crescita, più di 45 milioni quelli deperiti e circa 39 milioni quelli sovrappeso. E i dati potrebbero essere anche peggiori.
Azione contro la fame contro l’agricoltura hi-tech
Anche Azione contro la Fame ha espresso preoccupazione sulla direzione intrapresa dalla comunità internazionale.
«Mentre la FAO e molte ricerche hanno dimostrato il ruolo essenziale dell’agroecologia per rispondere alle sfide sociali, alimentari e ambientali contemporanee, gli organizzatori del summit stanno virando su una forma di ‘agricoltura high-tech’ incentrata su soluzioni che essi stessi dipingono come rivoluzionarie ma che, in realtà, sono fintamente ‘verdi’, incapaci di contrastare il fenomeno dilagante della fame nel mondo», ha dichiarato Simone Garroni, direttore generale dell’organizzazione umanitaria internazionale.
«Abbiamo la sensazione – prosegue Garroni – che l’influenza dei grandi gruppi agroalimentari e tecnologici abbia dato l’illusione dell’efficacia di alcune loro proposte: OGM, digitalizzazione dell’agricoltura, carne in vitro, droni spray, agricoltura di precisione e climate-smart. Riteniamo che tali soluzioni, che peraltro hanno già dimostrato la loro inefficacia, vadano, senza mezzi termini, a scapito del diritto al cibo e dell’autosufficienza dei piccoli produttori, estendendo la presa delle multinazionali su terra, acqua, semi, generi alimentari e vegetali».
Il ruolo dell’agroecologia
Azione contro la fame rivendica invece il ruolo dell’agroecologia alla riduzione della fame e della malnutrizione.
Anche perché, prosegue Garroni, «mentre pesticidi e fertilizzanti chimici devastano il suolo e la biodiversità, l’agroecologia mira a trovare una simbiosi con l’ambiente: oltre all’assenza di prodotti fitosanitari, all’uso del compost e alla ricerca della complementarità tra le specie, questa tecnica fa propri alcuni importanti parametri di gestione ecologica, come l’uso parsimonioso dell’acqua e dello spazio coltivato, la riforestazione e la lotta all’erosione».
Le “innovazioni tecnologiche” delle multinazionali agricole e alimentari e le realtà dell’agribusiness, ricorda Azione contro la fame, ricevono centinaia di miliardi di sostegno pubblico mentre l’agroecologia è sottofinanziata.
Fra l’altro l’insicurezza alimentare nel mondo è sempre più legata alle crescenti disuguaglianze. Disuguaglianze nell’accesso al cibo sottolineate dagli stessi rapporti internazionali, che puntano il dito anche sulla mancata accessibilità economica del cibo sano – che costa di più. Il che, unito ai redditi bassi, alimenta una catena di cattiva nutrizione che significa mancanza di cibo sano e allo stesso tempo facile accessibilità del cibo con troppi zuccheri, sale e grassi.
