“Siamo al lavoro col Ministro Calenda per estendere anche ai prodotti derivati dal pomodoro l’etichettatura obbligatoria dell’origine delle materie prime, come fatto con latte, pasta e riso”. Lo annuncia il Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina.

“Un impegno”, aggiunge Martina, “che confermiamo oggi davanti a un’operazione importante per la filiera con l’unione dei marchi Pomi e De Rica. L’esperienza del Consorzio Casalasco del pomodoro può rendere ancora più forte e riconoscibile nel mondo questa produzione di qualità. Andiamo avanti nel lavoro di tutela delle filiere made in Italy e di valorizzazione del lavoro dei nostri produttori agricoli.

Per Coldiretti, l’importante lavoro per arrivare al più presto all’etichetta di origine sui tutti derivati del pomodoro va esteso a tutti i vegetali trasformati, dai succhi alle confettura come chiede l’84% degli italiani che hanno partecipato alla consultazione pubblica indetta dallo stesso Ministero delle Politiche Agricole.

Ad oggi, sottolinea la Coldiretti, l’obbligo di etichettatura di origine è in vigore in Italia solo per le passate ma non per pelati, polpe, sughi e soprattutto concentrati che l’Italia ha importato dalla Cina nel 2016 per un totale di 91 milioni di chili che riportato al fresco significa attorno il 20% della produzione nazionale. Un fiume di pomodoro che viene poi spacciato nel mondo come italiano per la mancanza di un sistema di etichettatura di origine obbligatorio.

Ma il problema riguarda tutta l’ortofrutta trasformata, dai fagioli all’arancia, che spesso arrivano da Paesi lontani per essere lavorati in Italia e diventare magicamente “Made in Italy” senza alcuna indicazione per il consumatore.

“Di fronte all’atteggiamento incerto e contradditorio dell’Unione Europea, l’Italia è leader nella trasparenza e nella qualità ha il dovere”, conclude l’associazione, “di fare da apripista nelle politiche alimentari comunitarie anche con una profonda revisione delle norme sul codice doganale”.


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