Pesce: sequestri di sgombro e inchiesta sul “Cafodos”
Attenzione al pesce: non sempre è fresco, non sempre è salutare. I Carabinieri del Nucleo antisofisticazioni e sanità di Salerno e Genova hanno sequestrato 32 tonnellate di sgombro al naturale confezionato in Marocco e infestato da parassiti. Sempre di oggi la notizia che la Procura di Torino, a partire da una segnalazione dell’Istituto superiore di sanità, ha aperto un fascicolo d’inchiesta e ha dato ordine al Nas di controllare i banchi del pesce di tutta Italia per andare a caccia del “Cafodos”, un prodotto che spruzzato sul pesce, anche vecchio, lo “ringiovanisce”: scoprire questa sostanza è molto difficile, perché non lascia tracce sul pesce, ma lo fa apparire fresco anche se il prodotto è vecchio. Il prodotto, in sostanza, può nascondere eventuali tossicità del pesce.
“E’ necessario rendere obbligatoria l’indicazione della provenienza in etichetta per il pesce fresco e trasformato dopo che negli ultimi cinque anni di crisi sono quasi triplicate le frodi a tavola con un incremento record del 170 per cento del valore di cibi e bevande sequestrate perché adulterate, contraffate o falsificate – commenta Coldiretti – Più di due pesci sui tre consumati in Italia provengono dall’estero ma il consumatore non riesce a saperlo per la mancanza di una informazione trasparente. Attualmente la legge sull’etichettatura per il pesce fresco prevede la sola indicazione della zona di pesca mentre per quello trasformato quella di confezionamento. Il pesce italiano, ad esempio, fa parte della cosiddetta “zona Fao 37”, che contraddistingue il prodotto del Mediterraneo. Il rischio di ritrovarsi nel piatto prodotto straniero è tanto più forte nella ristorazione, dove spesso vengono spacciati per tricolori prodotti che arrivano in realtà dall’estero”. Coldiretti sottolinea inoltre il rischio dell’aumento delle frodi a tavola a causa della diffusione sempre più capillare di cibi low cost.