Pesca sostenibile, quasi metà dei consumatori cambia dieta per motivi ambientali
Ricerca per le Settimane della pesca sostenibile: il 48% degli italiani ha cambiato dieta per motivi ambientali, il 38% dei consumatori vorrebbe mangiare più pesce se avesse la sicurezza di non causare danni agli oceani
Quasi la metà dei consumatori in Italia ha detto di aver cambiato dieta per motivi ambientali. Il 38% vorrebbe mangiare più pesce se avesse la sicurezza di non causare danni agli oceani. L’attenzione alla sostenibilità della dieta è in crescita ma cresce anche il pessimismo: il 36% degli italiani ritiene infatti che entro venti anni sarà impossibile salvare gli oceani dai danni irreparabili causati dalla mano umana.
I dati vengono da una ricerca promossa da Marine Stewardship Council (MSC), organizzazione non profit che promuove la pesca sostenibile. La ricerca è pubblicata in occasione della quarta edizione delle Settimane della Pesca Sostenibile, una campagna nata per ricordare l’importanza del consumo sostenibile di prodotti ittici, che si svolge quest’anno dal 14 al 27 ottobre.
La sostenibilità cambia le abitudini alimentari
Le preoccupazioni ambientali arrivano a far cambiare abitudini alimentari. La ricerca traccia l’identikit di un consumatore sempre più pessimista riguardo la possibilità di salvare gli oceani e garantire la disponibilità delle specie ittiche preferite in futuro, ma molto consapevole e attento alle ricadute sull’ambiente dei comportamenti individuali, e che sceglie quindi di modificare la propria dieta per ragioni ambientali e predilige prodotti alimentari, in particolare quelli ittici, di provenienza sostenibile.
I ricercatori hanno chiesto a più di 27.000 persone provenienti da 23 Paesi se la propria dieta fosse cambiata rispetto a due anni fa. Delle oltre 22.000 persone che hanno risposto affermativamente, il 43% l’ha fatto per motivi ambientali; altre ragioni rilevanti sono la salute e il prezzo. In Italia, questa percentuale sale al 48%.
“Il cambiamento maggiore – spiega una nota – si è verificato nelle carni rosse, come manzo e agnello, poiché a livello globale il 39% degli acquirenti intervistati ha confermato di aver ridotto il consumo negli ultimi due anni, mentre in Italia la percentuale è del 57%. Il 46% dei nostri concittadini ha dichiarato di aver mangiato più verdure e il 12% ha dichiarato di aver mangiato più pesce rispetto a due anni fa. Guardando al futuro, il 27% degli intervistati globali e il 38% dei consumatori italiani hanno anche affermato che sarebbero disposti a mangiare più pesce se avessero la sicurezza di non causare danni agli oceani”.
Il cambiamento climatico di sicuro preoccupa, come pure la salute dei mari. C’è però un certo pessimismo sulla possibilità di salvare gli oceani dai danni creati dall’uomo. Diminuisce infatti la percentuale di italiani che ritiene che entro 20 anni sarà possibile salvare gli oceani dai danni irreparabili causati dall’uomo, che passa dal 53% del 2022 al 36% di oggi; mentre cresce la percentuale che ritiene improbabile che la propria specie ittica preferita possa essere disponibile tra 20 anni (che passa dal 33% di due anni fa al 50% attuale). L’Italia si conferma un paese orientato alla sostenibilità. L’82% dei consumatori desidera maggiori informazioni sulla sostenibilità dei prodotti ittici, e l’87% vorrebbe che il pesce acquistato fosse tracciabile a una fonte sostenibile.
Inoltre, quasi il 40% degli intervistati afferma che una maggiore disponibilità di opzioni sostenibili rappresenterebbe un incentivo all’acquisto e consumo di pesce.