Pane, corre il prezzo. Panificatori: a rischio quello artigianale (foto pixabay)

Corre il prezzo del pane mentre è a rischio la produzione di pane artigianale. Nel carrello della spesa i rincari investono tutti i prodotti alimentari – sui quali pesa un’inflazione che supera il 10% e che sta determinando una vera stangata sul cibo.

La corsa dei prezzi è ancora più pesante perché investe i prodotti di base, dalla pasta al pane, dall’ortofrutta al latte alla carne. Alcuni rincari hanno poi un forte valore simbolico, come è il caso dell’aumento del pane. Secondo l’Unione Nazionale Consumatori il pane è aumentato del 13,6% ad agosto 2022 rispetto al 2021. Non è il rincaro maggiore (la pasta per esempio segna più 21%) ma ha un impatto non solo economico ma anche emotivo non indifferente. Senza contare che la corsa dei prezzi del pane non è una novità di quest’anno e sembra destinata a continuare. Già a marzo Assoutenti calcolava che in molte città il prezzo massimo del pane già era di 6 euro al chilo.

Pane, l’allarme sul prezzo e sulla produzione

Nei giorni scorsi si sono rincorsi gli allarmi. Da una parte, i panificatori dichiarano a rischio la produzione di pane artigianale. Dall’altra c’è la voce prezzo, col pane che rischia di raggiungere i 6 euro al chilo. Un allarme che simbolicamente va insieme al rincaro del latte, in realtà già in vendita – per alcune tipologie e marchi – a 2 euro e oltre al litro.

Secondo Assipan Confcommercio, l’aumento delle utenze di gas ed elettricità pone a serio rischio la tenuta delle imprese di panificazione.

«Abbiamo non più di sessanta giorni davanti – afferma il presidente nazionale Assipan Confcommercio Antonio Tassone – il rischio, dobbiamo dircelo, è che tra un paio di mesi il pane artigianale possa sparire dalle tavole degli italiani. Le piccole e medie imprese di questo passo scompariranno lasciando spazio ai grandi operatori industriali».

Assipan chiede al Governo un credito d’imposta che compensi l’incremento del costo energetico, nonché un tetto massimo a questi costi. A pesare sono i costi dell’energia. Nel periodo precrisi, dice la sigla, i costi delle materie prime energetiche, di bollette di luce e gas, era pari in media al 5% circa del fatturato complessivo aziendale. A oggi c’è un balzo di queste voci che in media per i panificatori sono quadruplicate. Da qui alla metà del 2023, dice Assipan, in assenza di aiuti concreti si rischia di perdere “fino a 1.350 imprese dell’intero settore della panificazione che potrebbero chiudere senza essere sostituite da nuove imprese, con una perdita di circa 5.300 posti di lavoro”.

Assipan Confcommercio, informa una nota, «ritiene indispensabile l’immediato inserimento delle imprese della panificazione fra quelle energivore, alla luce soprattutto dell’impatto che tale voce di costo ha sul valore della produzione e, in linea generale, chiede di procedere alla revisione della fissazione dei prezzi del gas sul mercato TTF, ossia l’indice di borsa del gas sul mercato dei Paesi Bassi, dal quale sarebbe opportuno sganciarsi, e di valutare la possibilità di praticare prezzi del gas legati ai contratti di fornitura, cioè sulla base dei prezzi all’importazione che sono notevolmente più bassi di quelli del mercato TTF. Inoltre, il contesto economico attuale richiede di riconsiderare l’attivazione della moratoria sui finanziamenti in essere per un periodo di almeno 12 mesi, cosi come avvenuto in piena emergenza pandemica. Senza questi interventi immediati – conclude Assipan – il pane artigianale, bene primario per eccellenza, potrebbe presto mancare sulle tavole degli italiani».

 

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Pane, alimento rifugio anche nei periodi di crisi

 

Pane, prezzo destinato ad aumentare ancora

Intanto il prezzo del pane è destinato a salire. Nei giorni scorsi l’Unipan Campania Confcommercio ha detto che, a causa del caro energia, il pane rischia di raggiungere i 6 euro al chilo. Ha detto il presidente di Unipan, l’Unione dei panificatori della Campania di Confcommercio, Mimmo Filosa: «Con bollette quintuplicate che rendono insostenibili i costi di gestione, le aziende si trovano di fronte all’alternativa di aumentare il prezzo del pane fino a 5-6 euro al chilo, oppure cessare l’attività» (Fonte: il Sole 24 Ore).

Vero è che per molti tipi di pane, per quelli più “pregiati” o per quelli con farine speciali, i 6 euro al chilo sono stati già superati.


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